ROMA – Nel film “Corpo celeste” Marta ha tredici anni e torna a vivere in Calabria dopo aver trascorso dieci anni in Svizzera; iniziando a frequentare il catechismo per accedere al sacramento della Cresima, entra in contatto con una realtà ecclesiale fortemente consumistica, ignorante e più interessata alla politica che alla fede.
L’esordio alla regia di Alice Rohrwacher, vincitrice del Nastro D’Argento 2011 come miglior regista esordiente, si caratterizza per un grande talento nel saper dirigere attori e non attori, riuscendo a conferire naturalezza ad una pellicola delicata e complessa. “Corpo celeste” mostra inoltre, con grande coraggio, un volto oscuro della Chiesa, che viene investigato con estremo acume e abilità visiva; un film estremamente interessante ed inteso, da vedere o rivedere con grande attenzione.