Le dimissioni di Fassina hanno, se non altro, avuto il merito di gettare un sasso nello stagno in cui si è trasformata la sinistra del Pd, dopo la plebiscitaria elezione di Renzi a segretario. In questo mese, i maggiori esponenti di quell’area hanno balbettato, incapaci di anticipare Renzi nelle critiche all’esecutivo, alle quali si sono timidamente accodati, e tantomeno di contrapporsi dialetticamente al neo segretario. Ritengo che sia un errore ridurre le dimissioni di Fassina ad una logica di leadership della minoranza interna. Sarebbe piuttosto auspicabile che si prendesse la palla al balzo per rivitalizzare il dibattito a sinistra, anchilosato dall’esito del Congresso, facendo leva sull’insofferenza di Renzi a certe istanze per pungolarlo, evitando in questo modo che il neo segretario si trasformi in asso pigliatutto. Non è questione di creare correnti da schierare in un’ottica di lotta intestina, ma di preservare la plurivocità del partito per arginare la conclamata egemonia renziana. Ne va della stessa capacità del Pd di intestarsi una reale fase di cambiamento, evitando che essa si identifichi nell’uomo solo al comando.
CORRENTI, CONTROCORRENTI E CONCORRENTI #matteorenzi #partitodemocratico #fassina
Creato il 10 gennaio 2014 da Albertomax @albertomassazzaPotrebbero interessarti anche :