Sono cominciati i lavori della commissione POF, a pieno ritmo. La ‘povna ha convocato la prima riunione e ha ascoltato con attenzione i precedenti; poi ha spiegato che cosa c’era da (dis)fare, si è presa e ha dato compiti. In breve: ha stabilito la road map da seguire con puntualità e chiarezza, per cercare di rendere quello che, in questo momento, è un brogliaccio senza capo né coda (nel quale “hanno buttato roba a caso” – come telegraficamente glossa Arcigna), a voler essere clementi, un documento apprezzabile e efficace. Perché la verità è che chiunque, genitore o meno, a leggere la carta di presentazione della loro scuola, in questi termini, fugge a gambe levate molto lontano, e per sempre, senza la minima intenzione di tornare.
Tutte queste cose, prima con le buone, e poi per lo meno le nette, hanno provato a spiegarle la ‘povna stessa, Mr. House, Hal9000 e l’Ingegnera Tosta – mentre dall’altra parte i professori del Prefabbricato facevano branco, piccati nel difendere l’esistente come se fosse la versione intoccabile di un romanzo raro.
Con molta pazienza e molta calma, senza perdere le staffe, loro quattro hanno mantenuto il loro punto:
“Non è questione di buoni o cattivi” – ha spiegato la ‘povna – “E’ solo che il documento ha bisogno di un aggiornamento, probabilmente inevitabile. L’importante è essere tutti d’accordo, e lavorare”.
E poi si è gettata nella mischia a testa bassa, senza ascoltare i commenti acidi della Compaesana, resi a finta mezza bocca (“Quel POF l’ho scritto io, e lo dico con orgoglio. Questi giovani che arrivano, e sanno solo criticare”).
La ‘giovane’ però ha tirato dritto. E questo fine settimana si è messa di buona lena a rimettere a posto il documento. Per rendersi conto che la situazione era assai al di là di ogni più nera previsione.
“Se ti sono fischiate le orecchie ero io che ti mandavo insulti” – ha esordito stamani la ‘povna quando ha incontrato Esagono – “Te e la maledetta funzione strumentale, sarà la mia morte”.
“Perché mai, dimmi, ‘povna?” – Esagono fa il vago, ma la bocca è a sorrisetto.
“Perché il POF fa schifo, e renderlo decente senza litigare con tutti i membri della commissione assomiglia parecchio a un nuovo inferno”.
“Ecco perché ho pensato a te, ‘povna, ci voleva una in gamba. E poi, da quando, se la causa che difendi è giusta, ti tiri indietro se bisogna litigare?!”.
La ‘povna tace, è meglio (potrebbe dimostrare la sua vocazione bellicosa direttamente su Esagono). Ed è vero che lei, come correttore di bozze, è, da sempre, parecchio intransigente. Però quello che ha visto è, per davvero, nulla meno che agghiacciante. E, per trovare la solidarietà dei suoi lettori (ma anche lasciare a futura memoria un manuale di ciò che non bisogna fare, quando si scrive a macchina) trascrive qui un estratto di bestialità, con relativi esempi. Perché è facile (molto facile) collezionare stupidari degli alunni, ma quelli (come dice sempre la ‘povna) sono comunque fisiologici. Ma gli insegnanti (pare) hanno preso una laurea; e pure un’abilitazione, per fare quel mestiere.
L’elemento che colpisce, a prima vista, è l’assoluta incompetenza digitale di chi ha scritto il documento. Sul file word si susseguono infatti, l’uno dopo l’altro, stili diversi, macro attivate inconsapevolmente, copia/incolla dal web, Verdana 12 giustificato che trascolora in Times New Roman 10 (e anche neretto) – e via così, per tutte le pagine, fino al mal di testa.
Il capitolo punteggiatura, poi, si fa inquietante. Non parliamo delle virgole tra soggetto e verbo (la ‘povna ha rimandato tesi dei laurea, per errori di tale gravità, nell’altro mondo), né degli accenti scorretti (“i composti di ‘è’ con il grave, quelli di ‘che’, più ‘né’, con l’acuto: è così difficile da mandare a memoria, porca puttana, sei insegnante!”). Parliamo del composto “parola-spazio-virgola-nientespazio-parola” (più o meno così ,per capirsi); oppure di quello parola-spazio-parentesi-parole-parentesi-nientespazio-parola [un colpo d'occhio (per dire)aberrante come questo; che presenta, più rara, pure la versione opposta: che non diminuisce di mezzo punto(ci mancherebbe altro) l'imbarazzo dell'insipienza scrittoria]. Tutto questo ripetuto non dieci, ma trenta, quaranta, ottanta, cento volte. In altre parti, però, compare la versione corretta: e alla ‘povna la mosca al naso salta se possibile in maniera più violenta: perché se usi il criterio sbagliato, almeno stai dimostrando che sei consapevole della necessità di un criterio, qualsivoglia. E invece no, siamo alla sagra della salsiccia: l’importante è incanalare una parola dietro l’altra (“tanto, che fa, più o meno si capisce”); e poi magari sei di quelli che “se nel compito scrivete a stampatello abbasso il voto a tutti quanti” (ma quello che non conosci, ovviamente, per principio non ha stile).
E se dall’ortografia e sintassi scendiamo ai contenuti, la ‘povna ha trovato perle come “nella nostra scuola ci sono studenti stranieri che necessitano di acculturamento”; e ancora: anacoluti (“Il Consiglio di Classe, visti i criteri di valutazione.”), cialtronate (“nella nostra scuola il teatro serve per aiutare gli alunni emotivamente”), anacronismi (“in questo A.S. 2006/2007″; “per questo 2009″; “il Ministero della Pubblica istruzione ha detto”); chi più ne ha, più ne metta.
La ‘povna, dal canto suo, li ha tolti tutti. Ma nulla la fermerà, adesso, dal recarsi dalla Preside Barbie, per pregarla (i soldi a scuola sono pochi, e pubblici) quanto meno di questo: che i membri storici della Commissione, a fine anno, si vedano decurtato il pagamento; perché lei è stufa non tanto di prendere poco per il lavoro che fa (perché la scuola, a differenza di altro, paga sempre), ma di vedere il valore dell’istituzione per cui lavora con passione svilito da dilettanti allo sbaraglio, pagati come e più di lei per un lavoro mai svolto, e pure (e questo è peggio) con la presunzione di saperlo fare.
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