Come esiste un filo narrativo che, a partire dalle "Vite immaginarie", unisce Marcel Schwob a Giorgio Vasari, e che si dipana intorno alla storia della vita di Paolo Uccello, così, allo stesso modo, esiste un filo storico nascosto e sotterraneo che lega Giorgio Vasari a Hitler e a Mussolini, e che lega anche tutti loro insieme ad una sorta di riconfigurazione politica della mappa della città di Firenze. Una riconfigurazione della mappa, avvenuta nel 1938 e che è analoga a quella originale, del 1565, quando Vasari venne contattato per progettare e coordinare un'opera che doveva servire a costruire un lungo corridoio, il quale potesse rendere la vita più facile a Cosimo I de' Medici, il nuovo leader della città.
Il Corridoio Vasariano doveva servire a far sì che il "capo" potesse andare da "casa al lavoro" senza essere costretto ad entrare in contatto col popolo. Il corridoio passava sopra un ponte, girava intorno ad una torre medievale, invadeva l'atrio di una chiesa, si mescolava al tessuto urbano, per poi riemergere più avanti. Segno di ostentazione e di cospirazione, non c'era niente di più assurdo, o di megalomane, che costruire un corridoio sospeso sulla città, al fine di evitare il contatto con la massa di persone.
Nel 1938, Mussolini, nel contesto del fascismo, si appresta a rieseguire il gesto di Cosimo, giocandolo tutto fra l'ostentazione e la segretezza; perché il Corridoio serve sia a nascondere il sovrano che a certificare, in modo permanente, il suo potere e la sua eccezione, serve ad attestare, presso il popolo, che il sovrano si trova in cima all'organizzazione sociale.
In occasione della visita di Hitler, Mussolini ordina che venga ricostruito un tratto del Corridoio, sostituendo alle piccole finestre preesistenti, delle grandi finestre che permettano un'osservazione panoramica del fiume e della città.
Dopo Vasari e Cosimo, dopo Hitler e Mussolini, il Corridoio viene usato, per la terza volta da Roberto Rossellini, nel 1946, per il suo film "Paisà": non serve più, il corridoio, per il tour trionfale di un dittatore, ma serve all'azione clandestina dei resistenti, e simboleggia il legame instabile esistente fra il lato liberato del fiume, e quello ancora occupato dai nazisti. Un medesimo spazio geografico, uno stesso percorso, che contiene in sé due narrazioni inconciliabili ma sovrapposte.
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