Diminuisce, sia pur di poco, la percezione della corruzione in Italia, che risulta però il secondo membro Ue più corrotto dopo la Bulgaria. Nel rapporto 2015 di Transparency International, il Paese risulta sessantunesimo per corruzione percepita in una lista che vede al vertice le nazioni considerate più sane, con un punteggio di 44 punti, in miglioramento rispetto ai 43 punti del 2014. Nel 2014 la penisola si era piazzata al sessantanovesimo posto su 175. Non c’è comunque molto di cui rallegrarsi.
Corruzione percepita: l’Italia in Europa penultima, solo prima della Bulgaria. In una scala da zero (“molto corrotto”) a cento (“molto pulito”), con 44 punti l’Italia si trova comunque nella parte sinistra della classifica per punteggio, ovvero tra quei paesi dove “la corruzione tra istituzioni pubblici e dipendenti è ancora comune”. E nella classifica dal paese meno corrotto al più corrotto, ci piazziamo significativamente dietro la maggior parte dei membri dell’Ocse, condividendo la sessantunesima posizione con Lesotho, Montenegro, Senegal e Sud Africa. Nella Ue fa peggio solo la Bulgaria (che l’anno scorso condivideva la stessa posizione dell’Italia), mentre Grecia e Romania ci superano al cinquantottesimo posto, salendo entrambe di ben undici posizioni. E tra le nazioni che ci battono in trasparenza figurano Botswana (ventottesima), Ruanda (quarantaquattresima) e Ghana (cinquantaseiesima).
I paesi del Nord Europa sono invece i più trasparenti. Tra i paesi più corrotti continuano a figurare nazioni attanagliate da conflitti e violenza, a dimostrazione di quanto i fenomeni siano strettamente correlati. “Le proporzioni del fenomeno sono enormi”, sottolinea il rapporto “il 68% dei paesi del mondo ha seri problemi di corruzione e metà del G20 è tra loro”. Classifica alla mano, i dieci paesi meno corrotti sono Danimarca, Finlandia, Svezia, Nuova Zelanda, Olanda, Norvegia, Svizzera, Singapore, Canada e Germania, decima a pari merito con la Gran Bretagna.
La nazione più corrotta è la Somalia, a pari merito con la Corea del Nord. Seguono, risalendo dal penultimo posto, Afghanistan, Sudan, Sud Sudan, Angola, Libia, Iraq, Venezuela a Guinea-Bissau. Tra le grandi economie del G20, dopo Canada, Germania e Regno Unito) troviamo gli Usa (sedicesimi), il Giappone (diciottesimo), la Francia (ventitreesima) e la Corea del Sud (trentasettesima). L’Italia, da parte sua, si trova a condividere il sessantunesimo posto con il Sud Africa. Ancora più in basso Brasile e India (settantaseiesimi) e Russia (alla posizione numero 119). Guadagna posizioni la Cina, che l’anno scorso era centesima e oggi è ottantatreesima.
“Cinque dei paesi con il punteggio più basso figurano inoltre tra i dieci mosti meno pacifici del mondo”, si legge ancora nel rapporto, “in Afghanistan, milioni di dollari destinati alla ricostruzione sono stati, scrivono, sprecati o rubati”. “Anche quando non sussistono conflitti aperti, i livelli di ineguaglianza e povertà in questi paesi sono devastanti”, prosegue lo studio, “in Angola il 70% della popolazione vive con due dollari al giorno o meno e un bambino su sei muore prima di compiere cinque anni”. Complessivamente i paesi poveri, sottolinea Transparency International, perdono mille miliardi di dollari all’anno a causa della corruzione.
Il primato del Nord Europa non deve però ingannare: “Solo perché un paese abbia una pubblica amministrazione onesta non significa che non sia coinvolto in episodi di corruzione altrove”. “Prendete la Svezia, ad esempio”, sottolinea l’organizzazione, “è terza in classifica ma la compagnia finno-svedese TeliaSonera, controllata al 37% dallo Stato svedese, sta subendo l’accusa di aver pagato milioni di dollari in tangenti per assicurarsi affari in Uzbekistan, che occupa la posizione numero 153″.
I dettagli su i Paesi in miglioramento ed in peggioramento. Tra le nazioni che hanno guadagnato posizioni in termini di trasparenza, l’organizzazione cita Grecia, Senegal e Regno Unito tra i paesi che hanno registrato i maggiori miglioramenti negli ultimi tre anni. Il deterioramento più grave, prosegue lo studio, si è registrato invece in Australia, Brasile, Libia, Spagna e Turchia. Ragionando in termini di macro aree, Transparency International ha notato “due tendenze notevoli nelle Americhe: la scoperta di grandi reti di corruzione e la mobilitazione di massa dei cittadini contro la corruzione”, mentre la regione del Pacifico asiatico sembra in “stallo”. Si parla invece di “stagnazione” per l’Europa e l’Asia centrale, sebbene “un pugno di paesi sia migliorato”. Le regioni più problematiche si confermano, poi, Medio Oriente e Nord Africa (“i devastanti conflitti in corso fanno sì che il rafforzamento delle istituzioni e dello Stato sia passato in secondo piano”) e l’Africa subsahariana, dove quaranta paesi su quarantasei denotano un “grave problema di corruzione”. (AGI)