Non conoscono crisi gli investimenti nel settore petrolifero, tant’è che enormi giacimenti di gas e greggio al largo delle coste brasiliane continuano ad attirare l’interesse delle più grandi compagnie del mondo.
Già nel 2010 erano stati stipulati contratti per centinaia di milioni di euro, firmati da Saipem, controllata dell’Eni, con Petrobras, colosso petrolifero brasiliano, nell’ambito del progetto offshore denominato P55-SCR; il piano prevedeva la costruzione di una rete di tubature lunga 50 km e posta a grande profondità, da 1500 a 1900 metri, per il collegamento dei pozzi sottomarini del campo di Roncador, posto nell’enorme bacino di Campos, a 120 km al largo delle coste dello Stato brasiliano di Rio de Janeiro, con le piattaforme di produzione in superficie.
Sempre nello stesso bacino, nei campi di Ostra, Abalone, ed Argonauta, cooperano Shell (50%), Petrobras (35%) ed Ongc (15%) nell’ambito del progetto Parque das Conchas (BC-10) che prevede anch’esso l’estrazione di petrolio e gas naturale dalle acque ultra profonde del bacino attraverso impianti offshore, posti anche questi a circa 120km di distanza dalle coste brasiliane.
L’elevata profondità a cui si trovano i giacimenti ha reso l’intero progetto una sfida tecnologica non indifferente: il fondale si trova infatti 1780 metri al di sotto della superficie, è composto principalmente da sabbia e la sua notevole inclinazione rende particolarmente difficoltosa l’estrazione del petrolio.
Da quanto reso noto da Shell in un comunicato si dovrebbe raggiungere una produzione di picco nel settore nord del campo Argonauta di circa 35.000 boe/d (barili di petrolio equivalente al giorno) entro la fine del 2013 mentre, sempre nella stessa nota, viene annunciato l’avvio dei lavori per l’installazione di nuove infrastrutture sottomarine nel settore meridionale dello stesso campo che, a regime, dovrebbero produrre approssimativamente 28.000 boe/d che verranno immessi nella Espirito Santo, la nave di produzione, immagazzinamento e scarico (FPSO), nella quale ogni giorno potranno essere convogliati 100.000 barili di petrolio ed oltre 1,4 milioni di metri cubi di gas naturale e che è il fulcro di tutto lo sviluppo del progetto BC-10.
Secondo i dati forniti dalle aziende la sfida tecnologica intrapresa a Parque das Conchas, dal suo avvio nel 2009, ha già prodotto ben 70 milioni di barili di petrolio equivalente tra gas naturale e greggio e l’intero progetto, secondo i calcoli, dovrebbe valerne oltre 300 milioni; senza dubbio un guadagno sufficiente per spingere ad investire in ricerca tecnologica anche in tempi di recessione.
da Notizie Geopolitiche