Il 23 lo considero il più bel tram di Milano. Lo amo così tanto che non si contano più le volte in cui feci da capolinea a capolinea senza uno scopo preciso. E’ un tram della fine degli anni ‘20 rimasto esteticamente e costruttivamente come allora. L’intero è interamente rivestito in legno come d’uso all’epoca. Niente tecnologismi moderni come quelli dei nuovi serpentoni. Vero e proprio acciaio sferragliante in un’elegante carrozza decorata. Mi emoziono sempre a starci su. Quando chiudevo gli occhi o restringevo il campo alla sola visione dell’interno del tram, sembrava che un secolo di storia non fosse mai passato. Tutto quel legno… le plafoniere dei lampadari decorate… i vecchi avvisi vetusti… e lo stesso cigolare, rumoreggiare, scintillare d’un tempo…
Annalisa era seduta accanto a me sulla panca in legno scuro. Il 23 scricchiolava nelle curve. Le ruote stridevano sui binari d’acciaio e il rumore penetrava da alcuni finestrini aperti.
Eravamo riusciti a prendere l’ultimo tram della notte. Pur sapendo che io odio prendere l’ultimo tram della notte.
L’una era passata da un pezzo e Milano s’era colorata d’arancio con le luci dei lampioni. Annalisa mi raccontava del suo flirt momentaneo, lamentandosi della stronzaggine di certi uomini. Non le davo torto, ma nemmeno ragione. Anche le donne hanno le loro colpe a volte. Lei intanto continuava a raccontare. Ogni tanto però, le elargivo qualche pizzicotto gratuito nel fianco, quando mi diceva di essere caduta in defiance, come spiegazione della sua momentanea “disponibilità” verso M. Le spiegai, (senza mezzi termini che qui userò per non essere volgare) che concedersi a un ragazzo fidanzato era, come dire, da:
- Zoccola! -
- Cirooo! Ma come ti permetti! – urlò.
Mi diede un leggero schiaffo sulla guancia.
- Non è come pensi… in fondo è un ragazzo che mi piace. Vorrei che… -
- Vorresti cosa?! Tu speri troppo! Quello viene qua a Milano per, come dire, haicapito, e poi se ne va! Senza nemmeno farsi sentire! -
- Già… come devo fare. Non riesco proprio a dirgli di no… -
- Aaahhh… -
Il 23 si fermò alla nostra fermata. Casa di Annalisa non era molto lontana. Percorremmo un piccolo tratto di strada a piedi. La zona dove abitava era fantastica. Perfetta per il suo stile da ragazza vintage. Palazzi antichi, mattoni rossi, merlature e balconi caratteristici. Ogni palazzo aveva un suo disegno particolare. Una sua storia…
- Eccoci qua. -
Annalisa aprì il portone d’ingresso. Era la prima volta che mettevo piede in casa sua.
- Togliti le scarpe. – mi disse.
- Cosa? -
- Hai capito! Qua ci sono le ciabatte per la casa… -
Dovevo aspettarmelo da una ragazza manica della pulizia. Indossai a malincuore quelle ciabatte di una misura più piccola e mi avvicinai alla stanza di Annalisa, dando un’occhiata in giro.
La casa era di vecchia costruzione. Pareti alte e finestroni me ne davano la conferma. La cucina era piccola ma accogliete. Girai a sinistra ed entrai nella camera di Annalisa.
- Prendi Ciro, questo è il tuo pigiama! -
- Verde? Detesto il verde! -
- E questi sono i pantaloncini… -
- Mmm femminili! Mi faranno un bel culo… -
- Scemo! -
Mi cambiai in bagno e ritornai in stanza, sentendomi leggermente a disagio in quei vestiti.
- Ecco fatto! – esclamai, – Dove dormo? -
- Qui! – disse Annalisa indicando un futon.
- Cosa? Io non vedo letti… quello non è un letto… voglio un letto! –
- Su, non ti lamentare che è comodissimo! – rispose Annalisa.
Scossi la testa e mi stesi a fianco a lei. Tastai la morbidezza di quella sottospecie di letto con una mano e guardai con aria di rimprovero la mia amica.
- Domani mi devo svegliare presto perché devo partire. – disse Annalisa, aggiustandosi le coperte.
- A che ora hai il treno? – domandai con tranquillità.
- Non ho fatto ancorai il biglietto… – rispose guardandomi con timore.
- ANNAAAA – gridai mentre lei si copriva le orecchie.
- Ma sì! Domani troveremo sicuramente qualcosa in stazione! -
- Troveremo? Io non corro per mezza Milano per la tua irresponsabilità! – le dissi.
- Dai Cì… Dobbiamo convincere anche Lia a venire. Non vuole partire domani perché lavora.-
- Aaaaahhhh -
Qualche ora dopo, nel cuore della notte, aprii gli occhi.
Annalisa era lì che dormiva tranquilla di fianco a me.
Il suo volto era rilassato e il respiro lento e costante.
Come fai? pensai.
Come fai scrollarti tutte le ansie di dosso in un baleno.
Tutti i pensieri…
Tutti i problemi della vita…
Come fai? Sono anni che ci provo…
T’invidio amica mia…
Invidio quella tua spensieratezza e quella tua aurea sempre raggiante, anche nei momenti più bui. Non lo sai perché non te l’ho mai detto…
Ti urlo contro, ti critico, ti prendo in giro…
Ma vorrei avere almeno un pizzico della tua incoscienza a volte…
Vorrei non pensare e vivere la vita giorno per giorno come fai tu…
Invece, i miei giorni sono programmati fino al 2015…
So sempre cosa fare e penso sempre al piano B.
Sono fatto così… non riesco a cambiare…
Per questo penso che qualcuno lassù mi abbia mandato te a stravolgere tutti i miei piani…
Per rendere la mia vita più curiosa di essere vissuta.
Non lo saprai mai… ma adoro le tue pazzie…
Sei la sorella maggiore che non ho mai avuto.
Buonanotte Scema…
continua…
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