Corsivo.

Creato il 06 maggio 2015 da Scurapina

“Posso scrivere in stampatello?” mi chiede invariabilmente qualche allievo quando finisco di dettare la traccia di un tema.

Di solito lascio loro un’ampia libertà anche perché la scrittura di alcuni di loro risulta spesso meno leggibile dei geroglifici che tentavo di decifrare quando frequentavo il corso di papirologia all’università.

Per alcuni scrivere in corsivo è una inutile tortura e non vorrei essere accusata di crudeltà.

D’altra parte in altri paesi (come la Finlandia, per esempio) il corsivo sta per essere definitivamente abolito dalle scuole e questa decisione ha sollevato non pochi dibattiti.

Per quanto mi riguarda trovo naturale scrivere in corsivo anche perché appartengo alla generazione che ha avuto un lungo addestramento che partiva da interminabili teorie di aste, puntini e cerchietti disegnati per ore e ore con la matita sui fogli a quadretti fino ad arrivare a comporre le lettere dell’alfabeto che dovevano rispondere a regole ben precise: per esempio l’anello della elle doveva toccare la linea superiore, mentre le aste della ti e della pi dovevano arrestarsi qualche millimetro prima di toccare la linea superiore e inferiore.

Dopo la matita si passava alla penna che era una cannuccia di legno (spesso mangiucchiata) su cui si doveva infilare un pennino che andava intinto con grande attenzione e mano ferma nell’inchiostro del calamaio.

Io ho imparato a scrivere così e, incredibile, ma vero, sono sopravvissuta e scrivo tuttora in corsivo, con una grafia rotonda, leggibile ed elegante.

Ma tutto questo appartiene veramente alla preistoria.