Corso di piadina Romagnola a Casa Artusi

Da Motociclistidatavola
L'ultimo mese è stato molto intenso per quel che riguarda l'attività formativa, abbiamo partecipato ad un corso sulla cura e manutenzione della moto, al corso “Di Traverso” in pista a Misano e non poteva mancare un'attività sulla componente da Tavola. Ecco quindi che abbiamo deciso di partecipare ad un corso sulla Piadina Romagnola. Devo dire che siamo stati fortunati, tutti e tre i corsi sono state esperienze incredibili ed anche quest'ultimo merita alcune note da parte nostra.Il corso si tiene a Casa Artusi, a Forlimpopoli. Casa Artusi è il centro di cultura gastronomica dedicato alla cucina domestica ( http://www.casartusi.it/ ). E' qui che vengono giustamente e preziosamente conservate tutte le tradizioni gastronomiche che fanno parte della nostra cultura e che rischiano di essere dimenticate.Casa Artusi è il luogo che ci fa stare sereni che una certa cultura, tradizione e storia non verranno mai perse. Vi consiglio di farvi un giro sul sito per apprezzare meglio di cosa parliamo.Ma veniamo a noi.Il corso si divide in due parti, una parte dimostrativa/teorica e una pratica.L'ambiente è splendido, nuovo, tenuto con amore e attenzione. Veniamo accolti da entusiasmo e passione.Durante la parte dimostrativa una Chef ci spiega ingredienti, preparazioni e storia della Piadina. Siamo in compagnia di un gruppo di turisti francesi che sono molto affascinati dai racconti e ci rendiamo conto ancora di più di quanta conoscenza e cultura diamo per scontati e che sono legati al cibo.Ma andiamo con ordine.Partiamo dagli ingredienti. Ci viene spiegato che la piadina è un piatto semplice, con pochi ingredienti, semplici ma che vanno considerati con attenzione.La farina tipo uno (il numero 0 - 00 - 1 – 2 indica la macinazione della farina) un po' più grezza e grossa, il sale in grani grossi (che deriva dalla tradizione, da quando il sale si “macinava” con le bottiglie e rimaneva grossolano), lo strutto di mora romagnola (un'antica razza suina autoctona della Romagna recuperata). Poi ci è stato spiegato come, dagli anni venti, quando l'industria alimentare si è sviluppata, è stato introdotto anche un lievito, più precisamente il Bicarbonato. Sentire la storia dietro ad ogni singolo ingrediente è stato affascinante e trasmette bene lo “spessore” culturale e sociale di un prodotto apparentemente semplice.La preparazione è molto semplice, si prepara l'impasto (fino a quando non sudano le chiappe, ha sottolineato qualcuno...) e si procede alla cottura. Ancora una volta, quello che appare semplice in realtà è ricco di dettagli che non dovrebbero andare persi. Come il fatto che impastare a mano trasmetta il nostro “stato d'animo” all'impasto, il nostro essere, come stiamo in quel momento rendendo unica ogni preparazione.Poi ci sono anche alcuni tecnicismi che sono molto utili per chi come me è digiuno di tutto: si impasta con la mano, il mattarello deve essere sempre usato in maniera orizzontale, è l'impasto che ruota per dare la forma circolare. Passando alla cottura si entra di nuovo in un capitolo ricco di storia e suggestioni. La piadina si cucina ormai su tanti supporti ma la cottura di riferimento è sulla teglia di Montetiffi (o Testo di Montetiffi) un piatto in argilla (un mix di argille) da porre sulla fiamma o sulla brace.Alla fine di questa spiegazione/dimostrazione la sala si è riempita di un odore incredibile, un odore che ai nostri amici francesi diceva poco ma che in noi risvegliava ricordi domestici, della casa dei nonni. L'olfatto è un senso ancestrale, molto vecchio e che spesso ci riporta alla mente suggestioni e ricordi anche lontani. Io mi son ritrovato in cucina, con mia nonna che prepara la piadina mentre io gioco con le macchinine sul tavolo.Terminata con una degustazione questa prima fase ci mettiamo grembiule e cuffietta e veniamo accompagnati in postazione dove ci attende la nostra “Marietta”, la nostra tutor che ci aiuterà nella parte pratica. Sbagliare la preparazione quando si è seguiti da una Marietta è impossibile ed ecco che in breve otteniamo le nostre piadine, tradizionali e ricche di storia.Abbiamo imparato molto sulla piadina, non solo come si prepara.Abbiamo imparato la nascita di questo pane tipico che è una sorta di fil rouge che unisce molti dei popoli che sono stati sotto la dominazione Romana. Se avete presente la cucina dell'area del Maghreb avrete visto tante volte un pane molto simile, usato come piatto e anche come posata (anche la piadina aveva questo scopo, essere usata per prendere il cibo dal centro della tavola).Ci è stato spiegato che essendo un piatto “domestico” ogni famiglia ha la sua ricetta, la sua sfumatura, la sua tradizione. Ad esempio dimensione e spessore della piadina variano molto lungo la via Emilia, in base alle tradizioni.Abbiamo scoperto come impastare sia da sempre un'attività femminile (mentre cucinare più maschile) e di come negli anni '60 un pezzo di emancipazione sia passata anche attraverso le prime donne che cominciarono a cucinare la piadina fuori dall'uscio di casa e non solo dentro casa, “violando” una tradizione intima e contribuendo a portare reddito in casa.In ultimo abbiamo appreso il motivo per il quale la piadina ha forma circolare e ci riporta a quando l'uomo, magari anche in maniera ingenua, viveva in diretto contatto con la terra e i suoi cicli. La piadina infatti ricorda i due astri che guidano i cicli della terra, la luna ed il sole.
Insomma, eccoci qua. Pensavamo di fare un corso di cucina incentrato sulla piadina ed invece ci siamo fatti un bagno culturale, sociale usando un cibo tipico come cicerone nel nostro girovagare.Un'esperienza che consiglio a tutti, il corso è interessante, è pratico e le persone che lo gestiscono e lo organizzano sono serie, preparate e appassionate. Queste realtà hanno un valore immenso perchè ci aiutano a ricordare, a capire e conservare.
Detto questo, magari quando arriva un po' di caldo organizziamo una cena vi preparo delle piadine secondo tradizione.

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