Alessandro Buroni
CORTEOLONA (pv). Corteolona e Genzone: è fusione. Dopo i pareri positivi espressi dai cittadini dei due Comuni del pavese durante il referendum di domenica, Regione Lombardia è chiamata a legiferare in merito. "I comuni piccoli come il nostro sono tenuti a unire le funzioni e a lavorare insieme in funzione della platea cui ci si rivolge - spiega Alessandro Buroni assessore con delega ad Affari Generali, Lavori Pubblici, Cultura e Politiche Giovanili del Comune di Corteolona -. Avevamo tre possibilità: dare vita a un'unione di Comuni, una messa in convenzione di Comuni o una fusione di Comuni. Se razionalizziamo la gestione degli enti locali, creare un terzo ente avrebbe poco senso. La fusione è l'unica via perseguibile in grado di creare vantaggi per i cittadini e originare utili. I cittadini hanno compreso che è il momento di superare i campanilismi e la concezione di comunità chiusa". Una scelta coraggiosa, tenuto conto delle oggettive difficoltà che generalmente si incontrano nello spingere chi risiede all'interno di piccole realtà abitative a comprendere manovre amministrative simili. "Per i cittadini non cambierà praticamente nulla - assicura Buroni - i numeri consentiranno ancora al sindaco di bussare alla porta delle famiglie". Nei due centri i favorevoli alla fusione sono stati complessivamente 588. Dei 2.000 residenti con diritto di voto a Corteolona, si è recato alle urne circa il 33%: 349 i favorevoli alla fusione, 189 i contrari. Nel piccolo comune di Genzone, invece, sono stati chiamati a votare 280 abitanti: l’80% di essi si è recato alle urne, 139 hanno espresso voto favorevole, mentre i no sono stati solo 70. Il referendum consultivo, privo di quorum, è stato indetto da Regione Lombardia per lasciare che fossero i cittadini ad avere l’ultima parola sulla scelta di dare vita a un unico municipio. Una proposta partita dalle due amministrazioni comunali che vedevano nella fusione la strada migliore per tagliare i costi, razionalizzare le spese e mantenere i servizi. Alcune polemiche hanno però investito la scarsa partecipazione della cittadinanza al referendum. "Se davvero i cittadini non avessero voluto la fusione si sarebbero recati più numerosi alle urne" commenta Buroni.di Serena Baronchelli