Prima carrellata di animazioni in concoso nella serata d’apertura dell’ottava edizione di Cortoons: contenuti abbastanza eterogenei e livello tecnico elevato per 25 opere in poco più di due ore.
La nazione più rappresentata è la Francia con ben 9 corti che, chi più chi meno, sembrano avere gli stessi pregi e difetti: messa in scena curatissima, soggetto incompiuto o fine a se stesso. Per forza visiva spiccano L’entre deoux (ESMA), ambiziosa ma compiaciuta storia d’amore e il visionario The Dance of the Deat; futilmente divertenti Jean-Luc, Mytho-logique (ESMA), e Babioles (Matray), postproduzione eccezionalmente realistica per quest’ultimo; migliore dei transalpini, o quantomeno il più compiuto, il fantascientifico Rubika su un mondo in cui si ribaltano le leggi di gravità.
In tempi di tagli alla cultura, fa un po’ male vedere che appena al di là dei nostri confini gli enti pubblici e le televisioni nazionali hanno voglia e mezzi per sponsorizzare i cineasti per qualsivoglia genere. Così l’Italia mette in campo genio e fantasia: Will and the Wheel di Margherita Premuroso racconta in slapstick il genio creativo di un piccolo roditore, Skate, anch’esso decisamente interessante, ma il migliore nel complesso risulta Gamba Trista di Francesco Filippi, una fiaba adolescenziale ambientata a Bologna, che ricorda un pò Dumbo, un pò la fantasia di Rodari; curioso che ben due corti parlino, anche se con metodi totalmente opposti, dell’arte dolciaria: uno è Adobe Photoshop Cook di Maya Rota Klein, tutorial in stop motion di un immaginario software che cucina biscotti, l’altro è Il pasticciere del CSC di Torino, commedia agrodolce sul godere la vita e i dolciumi.
Apprezzabili, inoltre, lo spagnolo Why the slug don’t like salt? (Josè Corral) che riesce a costruire qualche sketch divertente nei suoi 24 minuti, pur mancando di un vero e proprio fil rouge, il tedesco Mercury Bird, forse eccessivamente classico nella struttura (un vago Orwell de La fattoria degli animali), ma sicuramente coerente ed efficace, e infine l’unico corto che pone e si pone domande: il polacco Underlife di Konopka, ancestrale, esistenzialista, che ricorda nelle atmosfere un paio di lavori di Adam Jones. Buona la prima.
Angelo Mozzetta