Per chi riponga ogni fiducia nella scienza, l’aspetto deteriore della filosofia sta nel fatto che essa non è ritenuta in grado di offrire risultati che siano passibili di conoscenza rigorosa e quindi sicuro possesso. (…)
Al pensiero filosofico, inoltre, manca certamente quel carattere di progressività che è proprio delle scienze. Possiamo con ogni certezza affermare di essere andati ben oltre Ippocrate, il grande medico greco, ma non so se possiamo dire altrettanto nei riguardi di Platone. (…)
Ciò significa che il tipo di certezza di cui la filosofia va alla ricerca non è del genere di quello scientifico, cioè fondato sull’intersoggettività intellettuale, ma consiste invece in una particolare consapevolezza, il cui raggiungimento coinvolge l’umanità nella sua interezza. Mentre le nozioni scientifiche investono singoli oggetti e non sono indispensabili a ognuno di noi, nella filosofia ne va sempre dell’essere nella sua totalità e quindi dell’uomo nella sua interezza; ne va di quella verità che, una volta attinta, disvela profondità ben maggiori di ogni conoscenza scientifica.
Ogni prodotto della filosofia è certamente connesso al sapere scientifico e ai suoi sviluppi attraverso i secoli, ma il senso della filosofia ha un’origine diversa. Esso sorge prima di ogni scienza, e ogniqualvolta l’uomo si risvegli a se stesso. Elencherò ora, al vivo, alcuni degli aspetti più interessanti di questa filosofia senza scienza.
1) In fatto di filosofia tutti si sentono in grado di giudicare. Mentre si riconosce che nelle dottrine scientifiche sono indispensabili studio, applicazione e metodo, si fa valere la pretesa che la filosofia sia abbordabile di primo acchito nella natura e nei suoi problemi. Si assumono come presupposti più che sufficienti il fatto di essere uomo, il proprio destino e l’esperienza personale.
L’esigenza che la filosofia sia accessibile a ognuno di noi è però tutt’altro che infondata. I minuti sentieri percorsi dagli specialisti della ricerca filosofica hanno un senso soltanto se sfociano nel senso della comune umanità, che a sua volta, trova la sua determinazione nei limiti in cui diviene in tal modo consapevole dell’essere e di se stessa.
3) L’originario filosofare si manifesta, oltre che nei fanciulli, negli alienati. (..) un poeta come Holderlin o di un pittore come Van Gogh. Chi è vicino a queste cose non può sottrarsi all’impressione che qui si squarci qualcosa sotto cui conduciamo solitamente la nostra vita. A molti sani è anche ben nota l’esperienza del rivelarsi di significati straordinariamente profondi al momento dell’incipiente risveglio dal sonno, significati che con il loro dileguare nel pieno risveglio, finiscono per limitarsi a rendere consapevole la loro impenetrabilità.
4) (..) Non è possibile sfuggire alla filosofia. Il rifiuto della filosofia è pur sempre un atto filosofico, anche se inconsapevole.
In che consiste dunque la filosofia, se si presenta in forme così universali e caratteristiche? Il termine greco filosofo philosophos è stato forgiato in contrapposizione al termine sophos. Esso sta a significare colui che ama la conoscenza, il sapere, in contrapposizione a colui che, possedendo la conoscenza, è detto sapiente. L’essenza della filosofia sta infatti non nel possesso della verità, ma nella sua ricerca. Il suo maggiore pericolo è dunque quello di capovolgersi in dogmatismo, cioè in un sapere costituito da affermazione compiute, definitive, esaustive e semplicemente da tramandarsi. Filosofia significa in verità: essere in cammino.
(…) Questo essere in cammino, in cui consiste il destino dell’uomo nel tempo, porta con sé la possibilità di gioie profonde, connesse agli attimi supremi del suo compimento; il quale non consiste in una presa di coscienza esprimibile in parole, non in proposizioni e nozioni, ma nella realizzazione storica della propria umanità, realizzazione in cui si schiude l’essere stesso. Raggiungere questa realtà nella situazione in cui l’uomo si trova sempre immerso, questo è il senso del filosofare.
(…) La filosofia è a un tempo l’attuazione di un pensiero vivente e la riflessione di questo pensiero, oppure l’agire e la sua messa in questione. E soltanto attraverso uno sforzo personale che diviene possibile rendersi conto di ciò che si incontra nel mondo come filosofia.
(…) La filosofia è quell’attività concentrante, attraverso la quale l’uomo diviene se stesso, nel mentre si inserisce autenticamente nella realtà.
La consapevolezza di questo compito, non può spegnersi finché gli uomini resteranno uomini.
Non è oggi la prima volta che la filosofia viene presa di mira in modo radicale e respinta in blocco come inutile e dannosa. A che scopo tenerla viva se non serve a nulla? (..) l’elementare criterio dell’utilità porta l’intelligenza quotidiana dell’uomo tutto d’un pezzo. Ma la filosofia si sottrae a questo cammino. (…) La filosofia non può trovare la propria giustificazione nella sua utilizzabilità da parte di qualcos’altro. Essa può volgersi unicamente a quelle forze che sospingono ogni uomo al filosofare stesso, essa si rende conto di avere a che fare con quelle cose che nel mondo sono sottratte a ogni questione di vantaggio o svantaggio, affrancata da ogni finalità esterna e affidata unicamente al perdurare della realtà stessa dell’uomo.
(…) La filosofia non oppone alcuna resistenza a chi la respinge, non celebra alcun trionfo quando è accolta.
(…) l’eterna e unica filosofia, la philosophia perennis. È a questo fondamento storico del nostro pensare che siamo rinviati ogniqualvolta ci impegniamo a pensare in modo radicale e con purezza di coscienza.
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Bloody Ivy