Il problema per lui è che il primo dei dissidenti non è uno qualsiasi in cerca di riflettori, ma una delle figure più carismatiche, mature e competenti dell’intera pattuglia pentastellata: il Senatore (i grillini lo chiamino pure come più gli aggrada) Luis Orellana. Grillo lo vuole stanare subito, per evitare che si possa compattare un gruppo attorno a lui, ma il Senatore ha già dimostrato di avere abbastanza pazienza e scaltrezza per non cadere nelle trappole del comico. Certo, un movimento che vorrebbe cambiare la politica italiana, dovrebbe benedire il fatto, che tra tanti cialtroni, è riuscito a portare in Parlamento qualche persona di spessore che non ci sarebbe mai arrivata se avesse dovuto seguire i canali tradizionali. Ma a Grillo non gliene può fregare di meno di cambiare in senso partecipativo e competenziale il modo di fare politica. A lui interessa avere un gruppo compatto attorno alle visioni deliranti sue e di Casaleggio o, peggio ancora, in difesa dei loro interessi personali.
Orellana ha il physique du role giusto per far attraversare il Mar Morto a quella componente del Movimento che non ha intenzione di seguitare con lo sterile marketing folkloristico ordinato dai due guru, utile solo ad attirare il consenso dei non pochi qualunquisti italiani. E’ necessario che le truppe dei dissidenti siano esposte il meno possibile all’agguato dei frombolieri grillini. Per questo, tempi e modi dell’esodo dovranno essere studiati accuratamente. La crisi dell’alleanza di governo potrebbe rivelarsi la migliore occasione per attraversare il Rubicone dell’autonomia da Grillo. Il Pd ha un solo nome spendibile per una nuova fase di governo libera dai condizionamenti del pregiudicato di Arcore: Fabrizio Barca.