Cosa c’è alla base del rapporto affettivo … amore o dipendenza?
Da cosa nascondono espressioni del tipo:
ti amo,
ti voglio bene,
voglio stare con te tutta la vita, ecc?
Ecco la seconda parte, qui potete trovare la prima :-)
In una così complessa panoramica, risulta, quindi, facile comprendere come spesso sia difficile trovare il partner idoneo, che soddisfi la condizione necessaria, affinché si pongano i presupposti utili al soddisfacimento dei propri scopi. Per ottenere questo è condizione essenziale che si riesca a “convincere” l’altro a orientare il suo comportamento in modo che soddisfi le nostre mire, a tal fine c’è bisogno d’una capacità seduttiva (che costituisce, di fatto, una sorta di potere sull’altro) per superare la resistenza da questi presentata. Da qui tutte le manfrine che usualmente si presentano durante la fase di conquista e le successive gelosie e possessivismi caratteristici delle storie d’amore… un tutto utile a soddisfare il bisogno più che fondamentale di conferma di sé da parte dell’altro.
Di fatto le condizioni di cui sopra risultano non facilmente realizzabili, perciò è facile capire come il rischio di non trovare alternative favorisca la dipendenza dall’altro e il mantenimento di relazioni fallimentari!
Mettendo sempre da parte la visuale romantica dei rapporti amorosi, la caratteristica spesso ossessiva che segna l’ostinazione di una relazione affettiva in difficoltà, è dovuta agli scopi raggiunti o potenzialmente raggiunti dal dipendente attraverso il partner, che cerca di mantenere il più possibile reale la possibilità che l’altro continui a soddisfare le sue esigenze.
Sì, sembra un paradosso, ma la realtà pare essere proprio questa.
L’individuo che si trova nella posizione sfavorevole di una relazione asimmetrica, ritiene erroneamente che il partner debba necessariamente soddisfare le sue esigenze, anche se questi abbia comunicato, in diversi modi, di non essere più disponibile, ma il dipendente, offuscato dalla proprie credenze sostenute dal bisogno impellente di soddisfare i propri scopi, si trova spesso a non recepire i messaggi verbali e non verbali dell’altro, questo attraverso l’uso di diversi meccanismi difensivi (illusione, inganno, negazione, ecc.,).
E’ tipico, infatti, avere a che fare con espressioni del tipo: prima o poi cambierà, sicuramente è solo un momento transitorio, ecc. La realtà purtroppo il più delle volte è ben altra, la condizione d’asimmetria e lo svantaggio detenuto dal partner dipendente, fa sicché questi stia nel posizione tipica di rincorrere chi fugge, consolidando così la logica della complementarietà ruoli: se ne esiste uno di ruolo deve necessariamente esistere l’altro.
In sintesi, l’asimmetria in una relazione affettiva dipende dalla differente importanza tra i due della coppia, attribuita agli scopi raggiunti attraverso l’altra persona. Inoltre, il dipendente ritiene o ha realmente meno alternative alla sua relazione rispetto al partner, e poco potere sull’altro nell’indurlo a soddisfare i propri scopi. Da tale punto consegue, che quanto più è presente dell’insicurezza che il partner soddisfi i propri obiettivi (mancanza di potere – affettivo, denaro, carisma, ecc.) tanto più si è dipendente da questi.
Inoltre va fatto presente che fino a quando si riterrà che il partner prima o poi soddisferà le nostre aspettative (es. mio marito prima o poi cambierà come detto) si è portati a mantenere il ruolo di sottomissione e di particolare disponibilità verso i sui bisogni, con l’obiettivo illusorio di vincere le sue resistenze e sperare nell’eventuale soddisfacimento dei propri (ecco qui di nuovo venire palesemente alla luce la complementarietà dei ruoli).
Quando si è in condizione di dipendenza, ci si trova ad essere facilmente influenzabili dal proprio partner, poiché quest’ultimo è nella posizione di favorire oppure ostacolare il nostro benessere. Vediamo che l’asimmetria relativa alla dipendenza non è altro che un’asimmetria di potere all’interno della coppia, dove chi detiene il potere maggiore può facilmente cadere nell’approfittamento o addirittura nello “sfruttamento” del proprio partner, anche se quasi sempre inconsapevolmente.
In conclusione, doverosamente aggiungo, dopo avere tecnicizzato togliendo il sipario poetico ai rapporti amorosi, che l’amore ovviamente può esistere, ma è purtroppo molto difficile contrastare la coazione costituita dal bisogno di conferma di sé!
Dott. Maurizio Mazzani Psicologo Psicoterapeuta