Cosa coltivare nell’orto, C come cocomero

Da Gianni


Periodo di iperattività nell’orto quello di questi mesi, ed ecco allora qualche altra dritta per coltivare un ortaggio come il cocomero che può essere ancora seminato o messo a dimora nel mese di maggio. Anche se non è proprio facilissimo da coltivare, durante le calde giornate estive la soddisfazione di gustarsi una fetta fresca di un cocomero coltivato in proprio dovrebbe da sola spingere chiunque a tentare la coltivazione.

Il nome scientifico del cocomero (dal latino cucumis “cetriolo”, stesso significato del termine dialettale anguria che però deriva dal greco) è Citrullus lanatus e appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae. Originario dell’Africa tropicale il cocomero è coltivato fin dalla notte dei tempi (prima documentazione ufficiale in geroglifici egizi di 7000 anni fa…) ed è giunto in Europa intorno al XIII secolo per opera dei Mori.

Si tratta di una rampicante erbacea annuale che produce lunghe ramificazioni (anche alcuni metri) munite di viticci e grosse foglie alterne, picciolate, profondamente inciso-lobate; l’apparato radicale è molto ramificato e si estende superficialmente. Il cocomero è dioico (produce cioè fiori femminili e maschili separatamente) e i fiori sono composti da cinque petali gialli: per ogni fiore femminile si trovano in media sulla pianta sette fiori maschili.
Il frutto è tecnicamente un peponide ovvero una falsa bacca modificata tipica della famiglia delle cucurbitacee e si presenta di forma ovale, variamente allungata, o sferica all’esterno di un verde lucido e liscio di diverse tonalità, uniforme o striato; all’interno il mesocarpo è di colore bianco e di spessore variabile mentre la polpa è zuccherina, rossa (ma esistono anche varietà a polpa bianca o gialla), ricca di acqua e dei classici semi che vanno dal colore bruno al nero.

Il cocomero non è nuovo sulle pagine di Florablog: Franco ha già illustrato le sue qualità salutistiche mentre Giuseppe ci ha mostrato in un interessantissimo video come effettuare l’innesto erbaceo per approssimazione tra il cocomero e la Lagenaria e mostrarci, come il risultato dell’innesto produca dei frutti giganteschi, di seguito poi trovate alcuni consigli colturale per ottenere una buona coltivazione del cocomero.

Ciclo produttivo
Il cocomero occupa il terreno di solito tra i 90 e i 180 giorni; la produzione media di questa coltura è di circa 5 kg per metro quadrato di coltivazione.

Clima
Essendo di origine tropicale il cocomero trova nelle zone temperate la condizione ideale solo durante l’estate. Germina a una temperatura minima di 13-15° C (ottimale 30° C) e la temperatura ideale per la crescita oscilla dai 25 ai 30° C.

Terreno
Il cocomero ama i terreni medio-leggeri, profondi, freschi e molto fertili e che siano ben drenati perché la pianta non sopporta i ristagni d’acqua. Il pH deve essere tendenzialmente acido.

Semina e trapianto
Il cocomero può essere seminato in semenzaio protetto tra gennaio e febbraio in vasetti di almeno 10 cm di diametro nei quali piazzare 2 o 3 semi ciascuno a una profondità di 1 cm; si trapiantano ad aprile, un mesetto circa dopo la nascita e quando hanno raggiunto almeno i 10 cm di altezza e prodotto 4-5 foglie, posizionandole a un metro e 50, due metri l’una dall’altra.
La semina a dimora invece viene effettuata da aprile a maggio in buchette (30 x 30 x 30 cm) distanti minimo un metro e mezzo l’una dall’altra (molto meglio due m) piazzandoci dentro 4 o 5 semi coprendoli con due cm di terra; Successivamente, quando le piantine saranno emerse e avranno raggiunto i 3 o 4 cm di altezza, andranno diradate lasciandone una o massimo due per buca.

Concimazione
Le esigenze nutritive del cocomero sono elevate e per questo gli si deve garantire una letamazione anticipata molto abbondante; in presemina è necessario un “richiamo” con humus maturo possibilmente mischiato con un po’ di pollina. In fase di coltivazione poi è consigliato aggiungere in copertura concimi ternari a elevato titolo di potassio e fosforo.

Acqua
Be’, se ci si trova di fronte a una pianta che produce un grande frutto con polpa così ricca di acqua (più del 90%) è logico che da qualche parte dovrà pur prenderla. E infatti il cocomero necessita di un elevato e costante apporto idrico. Attenzione a non bagnare la pianta né i lunghi tralci onde evitare l’insorgere di malattie.

Lavorazioni
Le lavorazioni che riguardano la coltivazione del cocomero sono principalmente la sarchiatura, la scacchiatura e la cimatura. La prima serve a eliminare le immancabili erbe infestanti mentre la scacchiatura va effettuata quando i tralci hanno raggiunto la lunghezza di 20-30 cm lasciando 2 o 3 branche; quando si saranno formati 3 o 4 frutti le branche andranno cimate per eliminare i nuovi fiori femminili: in questo modo la pianta dedicherà tutte le sue energie alla pruduzione dei frutti che cresceranno più grossi e matureranno prima. Per una maturazione migliore e uniforme è consigliabile ruotare con accortezza i frutti ed evitare al contempo che siano sempre a contatto col suolo sempre dalla stessa parte, eventualità che può appiattire il frutto.
A proposito di maturazione, per raccogliere i frutti è possibile osservare qualche regola che aiuta a decidere: “pancia” (punto di contatto col suolo) pallida, viticcio opposto all’attaccatura essiccato, suono sordo e cupo picchiettando sul frutto.

Parassiti e malattie
Il cocomero può essere colpito da malattie fungine come oidio, peronospora, nerume, muffa grigia, fusariosi e sclerotinia e dai marciumi. I principali parassiti sono invece gli afidi e il ragnetto rosso.

Rotazione
La coltura del cocomero non segue sé stessa né le altre cucurbitacee e neanche le solanacee (patata, pomodoro, melanzana, peperone), l’aglio e la cipolla.

Consociazione
La coltura del cocomero può essere consociata con ortaggi a ciclo corto ma di solito questa pratica non è consigliata.

Foto di Giuseppe Marino

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