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L’incertezza professionale
Ammettiamolo, la nostra professione ci piace!
Essere un consulente SEO significa reinventarsi giorno per giorno per garantire ai propri clienti il miglior servizio possibile.
Il nostro non è decisamente un lavoro “standard”. Provate a immaginare voi stessi tra 12 mesi:
- Userete le stesse tecniche SEO?
- Otterrete gli stessi risultati per tutti i clienti?
- Comprerete ancora gli Exact Match Domains?
- Userete i social più o meno di oggi?
- Il web semantico? Influirà sulla nostra SEO on-page?
Fare SEO significa avere ben poche certezze per il futuro, eppure i clienti, generalmente, pagano una cifra mensile per garantirsi il nostro servizio e per ottenere dei risultati concreti e sopratutto duraturi, quindi dobbiamo necessariamente aggiornarci e garantire l’efficacia delle nostre azioni a tutti i costi.
Alla luce di questo, la domanda che mi pongo è:
il nostro lavoro è un arte creativa o è l’applicazione di una tecnica, di un metodo?
Le professioni creative
Scrivere è una professione artistica, che è basata, essenzialmente, sulla creatività e sulle attitudini personali e soggettive della persona.
Tutti gli scrittori in generale, infatti, devono sapere impugnare una penna e scrivere su carta o, ancor meglio, devono saper usare una tastiera e un foglio bianco di Word.
Proprio perché la tecnica di esecuzione è semplicissima e immutabile nel tempo, gli scrittori non sono soggetti a aggiornamento professionale e non hanno la necessità di aggiornare il proprio metodo di scrittura: l’importante, per gli scrittori, è cosa si scrive e non come si scrive.
Le professioni artistiche, quindi, si basano tutte su un unica idea: il valore di un artista non è dato dal metodo o dalla tecnica che usa, ma dal prodotto creativo unico e soggettivo che egli produce. (che sia un disegno, un romanzo, una scultura, una canzone e via dicendo).
Le professioni tecniche
Lo Yang rispetto alla creatività, è la tecnica.
Una professione tecnica prevede lo studio, quanto più possibilmente profondo e dettagliato, di una deterinata materia, per padroneggiarne al meglio ogni aspetto concreto.
L’orologiaio, per dirne uno a caso, è un mestiere essenzialmente tecnico. Chi ripara gli orologi per mestiere, è generalmente una persona che studia un metodo da altre fonti (persone, libri, manuali, ecc) per replicare lo stesso processo nei confronti della propria clientela.
Per garantire un servizio perfetto, l’orologiaio deve studiare approfonditamente le tecniche di costruzione e funzionamento degli orologi.
Deve sapere la differenza tra un movimento al quarzo e uno automatico, deve essere in grado di aprire tutte le varie tipologie di cassa, deve avere a disposizione tutte le batterie necessarie alla riparazione e così via.
I clienti, se devono scegliere tra l’orologiaio X e l’orologiaio Y a cui portare il proprio orologio rotto, come effettueranno la scelta?
Considereranno, essenzialmente, tre cose:
- la capacità tecnica del riparatore
- il tempo che impiega nel riparare
- il prezzo.
Benché tempo e prezzo possono influire in questo tipo di business, la capacità tecnica personale è sicuramente il fattore dominante: se l’orologiaio X è più bravo degli altri a riparare lo stesso tipo di orologi e con gli stessi strumenti, evidentemente è più capace e merita più quote di mercato.
I clienti dell’orologiaio se ne fregano della creatività individuale del professionista.
Nel task di “riparazione orologi” non è prevista nessuna qualità artistica soggettiva.
Nel caso delle professioni tecniche i clienti non ti scelgono perché fai qualcosa di bello, ma perché fai qualcosa di migliore.
Dove si inserisce la SEO?
Ora che abbiamo chiarito la differenza tra metodo e arte, io vi chiedo:
la SEO è una professione tecnica (applicazione di un processo, metodo standard) o è un arte (capacità soggettive uniche, interpretazione soggettiva delle regole)?
Sono straconvinto che avete risposto tutti in modo differente, per cui, proviamo a analizzare la faccenda.
Se proviamo a pensare, semplicemente, al risultato finale del nostro lavoro, questo è indiscutibilmente tecnico: Se un cliente ci paga, è perché a fine mese pretende un incremento di visite, fatturato, conversioni.
Sotto questo aspetto, non c’è nessuna soggettività o arte in particolare: tra due SEO, a parità di prezzo e tempistiche del servizio, tutti i clienti preferiscono quello che produce un risultato tecnico migliore in termini di guadagno. Qui non si discute.
Una differenza sostanziale tra noi e gli orologiai è che quest’ultimi applicano un metodo standard, unico per tutti.
Mi spiego:
- le casse degli orologi si aprono TUTTE nello STESSO IDENTICO MODO nel senso che l’orologio X della marca Y si apre sempre nello stesso modo a prescindere dall’anno o dal luogo di acquisto
- il funzionamento degli orologi al quarzo è LO STESSO sia in Italia, che in Congo o in Bangladesh: a parità di categoria e modello gli orologi sono sempre IDENTICI
- esistono (o almeno sono quasi convinto che esistano) prospetti e schede tecniche di TUTTI GLI OROLOGI a cui TUTTI GLI OROLOGIAI HANNO LIBERO ACCESSO
- gli strumenti del lavoro sono UGUALI PER TUTTI (cacciaviti, presse, e via dicendo)
- tutti gli orologiai usano la STESSA TECNICA con minime variazioni (un banchetto per mettere l’orologio, una luce dall’alto, una pressa per tenere fermo l’oggetto, l’attrezzo specifico per aprire la cassa, lenti per vedere meglio, ecc)
In pratica, in un mestiere tecnico perfetto, tutti hanno le stesse condizioni di partenza e lo stesso potenziale di sviluppo. Vince solo chi accumula più esperienza e chi perfeziona e ottimizza al massimo il metodo che tutti gli altri usano.
Nella SEO ci sono moltissime differenze. Non esiste, per esempio, un manuale unico della SEO.
Nel nostro mestiere esistono solo dei vaghi punti chiave (contenuto utile, sito accessibile e indicizzabile, ecc) da rispettare, che ognuno di noi interpreta a proprio piacimento (questo, ad esempio è un aspetto della creatività).
Noi, a differenza degli orologiai, non usiamo tutti gli stessi strumenti: io, per esempio, non adoro i social network per la SEO, mentre altri colleghi li usano costantemente. C’è chi usa i software automatici, e chi volontariamente non li usa. E così via.
Gli orologiai sono tranquilli perché, come ho già detto, ogni volta che devono aggiustare un orologio al quarzo, sanno già come è fatto, e sanno già come dovranno comportarsi.
Noi, invece, non sappiamo quali saranno le preferenze del motore di ricerca tra un mese o un anno. Non sappiamo se domani uscirà un nuovo aggiornamento dell’algoritmo che possa penalizzarci in qualche modo. A parte le micro-rivelazioni di altri SEO, Matt Cutts & Co possiamo affidarci solo all’intuito, dato che nessuno di noi può minimamente prevedere cosa accadrà tra una settimana.
Sull’uguaglianza nel tempo e nello spazio del mercato fatemi dire un’altra cosa: gli orologi e il loro funzionamento è uguale in tutto il mondo ma non è così per la SEO.
Come tutti noi sappiamo il nostro approccio alla professione cambia nel caso in cui ci troviamo di fronte a SERP competitive (usiamo, appunto, tecniche e strumenti che non utilizzeremo in casi più semplici), nel caso di SERP local, ecc. La SEO, oltretutto, è fatta in modo diverso in Francia, Germania, Inghilterra, per non parlare degli Stati Uniti.
Se, come gli orologiai, dobbiamo applicare un unico metodo per un unico fine, come si spiega che negli USA c’è una SEO completamente diversa dalla nostra? Da loro c’è molta più competitività aggressiva, hacking, spam a livelli stratosferisci, blackhat in tutte le salse e via dicendo.
Tutte queste differenze ci sono perché, come ho già detto, la nostra professione si basa su una manciata di regole e dogmi generali a cui noi dobbiamo dare applicazione pratica.
Oltretutto a Google conviene non spiegare troppo dettagliatamente cosa preferisce in ambito SEO ( in sintesi: l’ho già spiegato in altri post: se Google fosse più preciso su meta tags, tecniche e metodi ci sarebbe una riduzione matematica del numero totale di SEO, quindi calerebbe AdWords, ecc)
In pratica noi conosciamo le regole superficiali del gioco e dobbiamo ingegnarci e essere “creativi” nell’applicarle nel miglior modo possibile. L’esperienza e la creatività personale, quindi, giocano un ruolo determinante anche nella nostra professione.
Per rigirare la frittata, la nostra è una professione creativa? Bhe, anche qui, non al 100%.
Faccio un esempio: noi siamo dei consulenti in ambito informatico e, per forza di cose, siamo “molto simili” ai developer.
Se ci mettiamo fianco a fianco a un programmatore Java abbiamo probabilmente un aspetto simile, gusti simili e abilità “simili” in ambito informatico.
Entrambi stiamo seduti al pc X ore, siamo esperti di codici, troviamo soluzioni semplici a problemi complessi e così via. Siamo uguali? Assolutamente no.
Per qanto ci possano essere piccole vene creative personali, il developer è un vero professionista tecnico.
Se c’è un determinato problema da risolvere, il developer, qualunque esso sia, applica nel modo migliore le tecniche che tutti gli altri conoscono (nell’esempio, parliamo delle regole e sintassi di Java, ossia gli IF, gli iterativi While, For, le variabili, gli array ecc).
Il manuale ufficiale di Java è liberamente consultabile, quindi la tecnica è uguale per tutti.
Tutti hanno accesso a un Notepad o a piattaforme per developing avanzate, quindi hanno tutti gli stessi strumenti.
Vince solo chi, a parità di regole e strumenti, trova soluzioni di programmazione rapide e efficaci, stop.
Anche questo secondo esempio, quindi, sfuma. Proviamo a paragonarci a una professione creativa.
Chi scrive un libro non ha particolari regole da rispettare o vincoli vari: scrive ciò che vuole e spera che piaccia. Noi, logicamente, non possiamo permetterci questo approccio.
Se parliamo in modo specifico di ottimizzazione SEO (intesa come fattori onpage e offpage), a prima vista sembra che non possa esserci creatività. Eppure non è così.
Oltre a fare cose soggettivamente belle, il creativo è anche colui che si reinventa per raggiungere uno scopo. Questa cosa non è applicabile alle normali professioni tecniche, dato che un orologiaio non può reinventare la riparazione degli orologi (il danno X si riparerà [quasi] sempre con il metodo Y) come un accordatore d’orchestra non può reinventare la propria professione (l’accordatura è una sola, qualunque variante dell’accordatura richiesta è solo un errore, non un prodotto creativo).
Sotto questo aspetto, come avrete intuito, siamo MOLTO creativi. Immaginatevi un anno fa, Panda e Penguin erano solo due parole inglesi poco importanti, e poi hanno destabilizzato il nostro approccio alla professione.
Due singoli aggiornamenti dell’algoritmo hanno provocato, oltre a centinaia di penalizzazioni devastanti, un mutamento nelle nostre “tecniche”.
Volenti o nolenti Google ci ha costretto a essere creativi, e ci costringe a reinventare il nostro metodo SEO per garantire risultati sempre migliori, o almeno a mantenere un buono standard di qualità.
Sotto questo aspetto, chi è in grado di cambiare dinamicamente le proprie tecniche, sperimentarne di nuove e aggiornarle giorno dopo giorno, ha ottenuto grandi vantaggi rispetto a altri colleghi che si sono fossilizzati su un’unica tecnica che, con il tempo che passa, diventa sempre più obsoleta.
Se dovessero chiedermi: ti senti un artista o un tecnico?
Se la tecnica è la Route66, dritta, precisa, distinguibile e immutabile e se la creatività è un campo di fiori, aperto, colorato, vittima del mutare delle stagioni, per me la SEO può essere una strada sterrata non troppo battuta e non troppo comoda, con qualche buca qua e la, con una direzione e un orientamente chiaro, ma la cui destinazione finale è lontana e invisibile.