Cosa mi porto in valigia a Londra? Come (non) fare una valigia adatta per l’espatrio!

Creato il 01 settembre 2014 da Koalalondinese @farego


Il giorno che ho fatto la valigia piangevo.

Piangevo perché ero confusa sul da farsi (partivo da sola, senza conoscenze in loco, né una casa ad attendermi, quasi-trentenne confusa e insicura come non pochi, e con due spicci). Ma piangevo anche perché non avevo idea di come far centrare i miei 29 anni di vita romani dentro una valigia!

Quindi meglio due, anzi 3 se ci calcoliamo lo zainone!

Metti, togli, togli, metti, lascia, aggiungi, togli, depenna, segna … un’intera giornata a fare un valzer fra armadio e valige. Un’intera giornata a passare a rassegna i miei 29 anni di vita romana.

Non partivo con la leggerezza dei 20 anni, con quel ok o la va o la spacca, all’epoca ero molto diversa da come sono ora, ero un intricato labirinto di emozioni, delusioni, incertezze, ansie e soprattutto paure. Avevo deciso di fare questo salto nel vuoto ponderandolo per anni, anni in cui avevo dato ascolto a tutti tranne che a me stessa, e quando finalmente mi ero decisa ad ascoltarmi … mi ero ritrovata a farmi un mazzo tale per estirpare tutte le vecchie credenze, pregiudizi, opinioni e quanto altro altrui.

Lei (la valigia) mi guardava a fauci aperte sul divano, io dentro c’ho gettato di tutto! Sí tutto quello che non mi sarebbe mai servito a Londra. Perché portarsi dei sandali e ballerine leggere quando l’estate lí dura giusto il tempo di dire e-s-t-a-t-e. Perché portarmi t-shirt e vestitini leggeri come andassi in vacanza alle Seychelles? Ma soprattutto, perché portarsi dietro un sacco di roba inutile soprattutto a livello cuore-mente-anima?

Sono andata all’aeroporto con due valige piene, ho pagato l’eccendenza bagaglio e mi sono imbarcata, ma la valigia piú pesante e difficile da portare é stata appunto quella del pensiero altrui, delle ansie e paure, dei miei che non accettavano il fatto che me ne partissi lasciando un lavoro a tempo indeterminato, del ricominciare a 30 anni suonati, del fare tutto da sola, del condannarsi per i 29 anni vissuti non proprio come tu sognavi, di tutto quello non ottenuto e di tutto il carico da 100 fatto di aspettative e speranze verso questa nuova avventura.
Nella valigia ho messo di tutto e di piú, sia fisicamente che mentalmente. Ho messo quell’abitino sexy che sia mai che giri l’angolo e incontri Orlando Bloom, che a Londra capita no?!! No?!! Quelle ballerine carine che le inglesi le portano tutte con disinvoltura e ci stanno su per ore, ma le inglesi farabutte sono abituate ai piedi blu dati dal freddo, a camminare per ore e con nonchalance come papere con i loro leggings e ballerine! Perché portarsi borse di make-up quando al mattino ti sveglierai all’alba per andare al lavoro e finirai per metterti giusto una striscia di eyeliner per di piú mentre sei accalcata in una car della tube? Perché portarsi le camicettine e le magliettine quando a Gennaio te crepi de freddo pure nel giaccone ottimo per la spedizione nei ghiacci piú profondi?

Sei prossima alla partenza, guardi la valigia, guardi il mucchio di roba dentro la valigia che non si chiude, sai che pagherai il supplemento peso/bagaglio, ma chissene, lo sai benissimo che stai esagerando, peró quel ok lo tolgo ma se poi mi serve? O quell’altro: ma l’ho comprato apposta per Londra, oppure il se non lo metto in questa occasione quando lo metto? Tutte questi pensieri ti fanno lievitare la valigia e il suo peso, andando a sfidare pure le leggi dello spazio!

Quell’inutile borsetta in cui c’entra solo il cellulare (sí ma solo il 3310 della Nokia!) che tu hai messo in valigia, e che non ti servirá a un tubo visto che siccome passerai molte ore sui mezzi pubblici avrai praticamente casa dentro la tua “borsetta” trasformata ora in borsone!

Quei gioiellini vari composti da orecchini, bracciali, collanine … inutili visto che con 5 sterline da Primark ti porti via pure il commesso!

La valigia, anzi le valige che non lasciano scampo al dubbio che quando vai all’aeroporto quella al check-in pensa solo che ti stai trasferendo non in un paese civilizzato come l’Inghilterra, ma chennesó nel cuore dell’Amazzonia! E che dire del signore o lo steward, che ti aiuta a mettere il bagaglio a mano nella cappelliera sudando 7 camice + ernia per il peso? Sedendosi iperventilando e sfiatando, ti chiederá dove vai di bello, e tu in quel preciso momento preferiresti dirgli che vai davvero lontano-lontano, e non a due ore di aereo qui dietro l’angolo, in un paese civile, pieno di negozi dove avresti potuto comprare a meno pounds di quelli spesi per imbarcare quei due cassonetti di valige che ti strascini dietro, tutto quello che DAVVERO ti servirá per vivere qui in UK!


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