E’ tornata a riempire le pagine dei giornali, riferita alla situazione economica, una parola che da anni era scomparsa dal vocabolario: ottimismo. E’ un fenomeno molto recente perché soltanto un paio di mesi fa il “sentiment” era completamente opposto.
Le stime di gennaio, sulla crescita economica, infatti, erano tutte al ribasso, cito solo, a mo’ di esempio, quelle del Fondo Monetario Internazionale, che ad inizio anno aveva più che dimezzato le previsioni sul Pil italiano per l’intero 2015 (+0,4%) rispetto a quelle pubblicate dallo stesso Istituto sovranazionale ad ottobre (+0,9%).
Ma il taglio aveva riguardato tutte le economie del Vecchio Continente, Germania compresa, con una sola eccezione: la Spagna.
Una cosa strana, molto strana, chissà perché la Spagna non avrebbe dovuto soffrire, neppur in minima parte, per le peggiorate condizioni economiche che invece influivano negativamente in tutti gli altri Stati, e non mi riferisco solo a quelli europei.
Certo nel momento in cui venivano rese note queste infauste previsioni non era ancora stato ufficializzato da parte della Bce l’inizio del Quantitative easing, ma da molti era praticamente dato per scontato.
Ebbene da allora, quindi in questi ultimi due mesi, sembra che la situazione sia notevolmente cambiata, estremamente migliorata, completamente ribaltata, i media continuano ad infondere grande ottimismo per quanto riguarda le prospettive economiche del nostro Paese ed in genere di tutto il Vecchio Continente.
Ma vi chiedo: nella vostra vita quotidiana avete, seppur in minima parte, in questi ultimi due mesi, avuto la percezione di un miglioramento? Perché al di là di singole esperienze, vi assicuro che il sito che dirigo mi offre un “osservatorio privilegiato” per capire i mutamenti della nostra società, anche solo nell’umore, e vi posso garantire che non solo non mi sono accorto di nessun miglioramento, ma, se possibile, la situazione economico/sociale, in Italia pare stia peggiorando, gli imprenditori continuano a suicidarsi e la frase che mi sento ripetere dalla gente con sempre maggior frequenza è “non ce la facciamo più ad andare avanti”.
Ed allora tutto questo ottimismo di cui parlano i media da dove trae origine? Leggendo i giornali nazionali sarebbero due le fonti principali, il basso prezzo del petrolio ed il Quantitative easing di Draghi.
Ed allora, iniziamo subito, il petrolio a buon mercato è una motivazione evidentemente falsa. Il prezzo del petrolio è crollato nel secondo semestre dello scorso anno, all’inizio di gennaio era già sceso ai livelli sui quali si trova ora (tra i 45 ed i 50 dollari al barile), quindi le revisioni al ribasso di cui parlavamo, quelle di gennaio, avevano già incorporato queste valutazioni.
Non solo, ma Draghi non perde occasione per ricordarci come il principale nemico da sconfiggere, proprio perché estremamente pericoloso, sia la deflazione, ed allora non possiamo certo dire che i bassi livelli dei prezzi petroliferi aiutino a vincere questa battaglia.
E poi, da che mondo è mondo, non ci può essere in atto una ripresa economica se la domanda di petrolio risulta estremamente più bassa dell’offerta, non occorre essere degli economisti per comprendere questi semplici concetti.
Demolita la giustificazione del basso prezzo del petrolio, passiamo al Quantitative easing. Per capire dove è andato a colpire il “bazooka di Draghi” occorre porsi la domanda: cosa è salito a rotta di collo in questi ultimi due mesi? Beh! Lo sanno tutti: le Borse.
Ecco che fine ha fatto il Quantitative easing, ecco a cosa è servito! A far gonfiare i prezzi dei titoli quotati, o meglio, quello è un effetto indiretto, per la precisione il Quantitative easing ha distrutto il mercato dei titoli di Stato.
Massacrando il mercato dei titoli governativi, che sono arrivati ad avere rendimenti negativi, una parte dei risparmi delle famiglie si è spostata sul mercato azionario, ingigantendo la bolla, mentre un’altra parte è tornata sui conti correnti.
Toh! Guarda te! Così, senza neppure volerlo, sono riuscito anche a dare una giustificazione sul perché sono aumentati i depositi sui conti correnti degli italiani. Renzi non riusciva a spiegarsi come mai, se c’è la crisi, le somme depositate sui conti correnti recentemente fossero cresciute ed andava in giro, non solo in Italia, ma per tutta l’Europa, a dire che nel nostro Paese la crisi non c’è, anzi “gli italiani si stavano arricchendo”. Quasi quasi gli scrivo e provo a cercare di spiegargli questa mia teoria, magari, forse, è in grado di capirla.
Bene, ho fatto alcune riflessioni, ma non ho ancora risposto alla domanda che mi sono posto nel titolo, lo farò in un prossimo articolo, nel quale spiegherò cosa nasconde questo falso ottimismo e perché pervade in particolare la Spagna.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro