Da stamane tra le sbarre si trova anche il sindaco di Campobello di Mazara (Trapani), Ciro Caravà, accusato di associazione mafiosa, Caravà avrebbe tenuto rapporti stretti con Messina Denaro. Da quel che si legge nelle agenzie, sembra che Caravà avesse fatto di tutto per allontanare i sospetti dalla sua persona, persino il suo schierarsi con chi dell’antimafia sociale fa pratica quotidiana era solo una “copertura”. Numerosissime sono le intercettazioni che proverebbero la strana simpatia del Caravà. Già nel 2006 Caravà era stato denunciato per estorsione e voto di scambio. Ma l’inchiesta finì con un’archiviazione. Nel 2008 il Viminale inviò gli ispettori al Comune per verificare eventuali infiltrazioni mafiose. Caravà è stato rieletto primo cittadini nel giugno scorso.
Le altre 10 persone inserite nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Palermo sono accusate a vario titolo di associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. L’operazione “potrebbe contribuire a destabilizzare il meccanismo che continua a proteggere il boss, spesso difficile da penetrare”, ha detto il Procuratore capo di Palermo Francesco Messineo a margine della conferenza stampa per gli arresti di oggi. “E’ un’operazione importante – dice ancora – perché alcuni soggetti coinvolti sono riferibili proprio a Messina Denaro. Spero che concorra a chiarire il meccanismo di complicità che segue il latitante”. Denaro, ha infatti detto Messineo all’Adnkronos “puo’ contare su una rete di fiancheggiatori che svolgono il ‘compito’ gratis, senza chiedere nulla in cambio, una sorta di adesione ideologica alla figura del latitante. C’è quasi un impegno collettivo di protezione nei suoi confronti”. Il capitano Pierluigi Giglio, comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Trapani ha dichiarato: ”Dalle numerose intercettazioni, telefoniche e ambientali, non solo nell’ambito dell’inchiesta di oggi ma anche in altre indagini ci siamo resi conto che ci sono tantissimi cittadini di Castelvetrano (Trapani, ndr) che hanno una sorta di adorazione per Messina Denaro. E non parlo soltanto di uomini vicini a Cosa nostra ma di persone della media borghesia e di studenti che nulla hanno a che vedere con Cosa nostra. Insomma, c’è una sorta di mito nei confronti del boss”. Oltre a Casavarà è finito in manette anche Leonardo Bonafede inteso ‘u zu Nardino’, ed altri componenti del clan: Filippo Greco, noto imprenditore di Campobello ritenuto il consigliere economico della cosca, Cataldo La Rosa e Simone Mangiaracina. L’ordinanza è stata eseguita anche nei confronti di Calogero Randazzo, Gaspare Lipari e Vito Signorello.