Il nano è in vacanza dai primi di luglio e si farà due mesi di mare e sole. Ha messo su qualche chiletto ed è abbronzatissimo. Tutta salute. Gioca sulla sabbia per ore e dopo che il primo giorno ho lottato con lui affinché non prendesse le formine e i secchielli degli altri bambini ho deposto le armi: ho messo i nostri giochi in condivisione e lascio a lui un margine di manovra in giro per gli altri ombrelloni. L’unica regola è non portare i giochi lontano perché se no non ci raccapezziamo più sulle “proprietà”.
L’unica nota stonata di queste belle giornate è ciò che si trova sotto la sabbia. Basta scavare un poco e vengono fuori decine di mozziconi. La spiaggia e la battigia né sono piene, sembra che in Italia sia allarme mozziconi. Secondo le stime, ogni anno sulle spiagge si riverserebbero 350 tonnellate di cicche.
L’italica, pessima abitudine di spegnere la sigaretta nella sabbia e lasciarla lì, come se in fondo non si inquinasse si incancrenisce. Chi lo fa pensa che in fondo non c’è niente di male, magari è lo stesso che poi butta in mare una bottiglia di plastica vuota, magari no. E’ uno che la spazzatura la butta dove si dovrebbe, ma la sigaretta finisce sulla spiaggia, senza nemmeno tanti sensi di colpa. In fondo, è solo una sigaretta e invece questa apparentemente innocua cicca ci impiega cinque anni per degradarsi e porta con sé un carico di catrame, nicotina, benzene, acetone, formaldeide, toluene e polonio.
Il risultato di questa leggerezza è che i bambini giocano in una spiaggia invasa dai mozziconi e che mio figlio all’inizio quando li trovava faceva “Uh” e si alzava per andare a buttare il mozzicone nella spazzatura. Oggi non se ne cura nemmeno più, sono davvero troppi. Si è abituato alla loro presenza e ci gioca intorno.
E io mi vergogno per questa spiaggia che gli è arrivata in eredità.
Buone vacanze!