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Cosa sta accadendo sui mercati (aggiornamento del 9 febbraio 2016)

Creato il 09 febbraio 2016 da Vincitorievinti @PAOLOCARDENA
Sta accadendo ciò di cui abbiamo parlato in questo post, con alcuni elementi di ulteriore criticità (non nuovi, per la verità) di cui dirò tra poco.
Prima di proseguire leggetevi il post che ho segnalato (LO TROVATE QUI) perché è essenziale per avere il quadro della situazione più completo.

Nelle ultime settimane i mercati sono scesi moltissimo e, in alcuni casi, anche  in maniera violenta.

La tabella che segue offre uno spaccato di ciò che sta avvenendo:
COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016)

Come detto nel post segnalato in apertura, gli operatori temono un più accentuato deterioramento del quadro macroeconomico globale. Motivo per il quale si vendono azioni e si preferiscono attività più sicure.

Infatti, nelle ultime settimane, il rendimento del bund tedesco è passato da 0.70% a  0.23% di oggi. Stessa cosa vale per la performance dell'oro, bene rifugio per eccellenza.

COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016) COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016) La veloce caduta del rendimento del bund riflette principalmente tre fattori:

- La domanda del bund tedesco come safe haven;

- Il deteriorarsi delle aspettative di crescita e di inflazione;
- Il possibile ampliamento delle misure di stimolo monetario da parte della Bce, già nella prossima riunione di marzo;

Infatti, le possibilità di misure aggiuntive di stimolo monetario sono state confermate da Mario Draghi nella conferenza stampa a margine dell'ultima riunione della BCE dello scorso gennaio

«I rischi per l’area euro - ha chiarito il presidente della Bce al termine della riunione del Consiglio direttivo - sono aumentati nel nuovo anno per l’incertezza nei Paesi emergenti, la volatilità sui mercati finanziari e l’instabilità geopolitica. Questo crea pressioni al ribasso sull’inflazione: sarà quindi necessario rivedere ed eventualmente riconsiderare la nostra posizione di politica monetaria nel nostro prossimo incontro ai primi di marzo». Il 10 marzo, quando lo staff della Bce diffonderà le nuove stime di inflazione, che saranno molto probabilmente riviste al ribasso, Mario Draghi potrebbe dunque annunciare nuovi interventi, a partire da un ulteriore taglio al tasso sui depositi (fonte)
Dall'altra parte dell'oceano il decennale Usa, in poche settimane, è passato dal 2.30% all'attuale 1.70%; mentre il titolo a due anni è sceso a 0.67% dall'1,10% di fine dicembre.
COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016)  L'appiattimento della curva dei tassi Usa riflette i timori per il rallentamento dell'economia a stelle e strisce e anche il deterioramento delle aspettative sull'inflazione COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016)
COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016)
Stante il timore per il rallentamento dell'economia Usa e il deterioramento delle aspettative sull'inflazione, si attenuano le aspettative per il rialzo dei tassi della FED, le cui probabilità che avvenga sono orientate verso fine anno o inizio 2017. Solo poche settimane fa gli operatori attribuivano alla riunione del prossimo marzo elevate probabilità di aumento dei tassi. COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016) Quanto appena detto sembra essere confermato anche dalla debolezza del dollaro che, almeno al momento,  suggerisce un ritmo molto più lento di aumenti dei tassi da parte della FED, se non addirittura  una sospensione del ciclo rialzista. La debolezza del dollaro offre sostegno alle quotazioni di Wall Street che non precipitano (o scendono meno) rispetto alle piazze europee e asiatiche
COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016) Sul versante italiano le cose si stanno facendo sempre più complesse, con lo spread tra BTP e Bund che si sta velocemente ampliamo (siamo a 150), segno di una accresciuta sfiducia verso l'Italia.
COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016)

I problemi dell'Italia sono noti a tutti e non sto qui a ribadirli. Anche perché sul blog potete trovare molte analisi. Come questa QUI ad esempio .

Negli ultimi tempi, in Europa, sta prendendo piede l'ipotesi di considerare i titoli di stato, nei bilanci delle banche, come non più privi di rischio. Posto il fatto che le banche italiane hanno investito più di 400 miliardi di euro in titoli di stato, se l'ipotesi (per il momento in discussione) dovesse portare a qualcosa di più realistico, le banche  si troverebbero a dover fare degli accantonamenti che aggiungerebbero ulteriori elementi di stress sui bilanci bancari, con effetti che sarebbero catastrofici. Certo, magari verrebbe fatto in modo graduale, ma esistono pochi dubbi che il verificarsi di uno scenario del genere produrrebbe forti tensioni sulle banche, non solo italiane. Inoltre, questo porterebbe ad un ulteriore restrizione del credito. L'alternativa sarebbe che le banche inizino a vendere titoli di stato determinando la caduta dei prezzi. Questo contribuirebbe ad aumentare i rendimenti dei titoli di stato e quindi favorirebbe l'allargamento dello spread.

Di questo tema ne abbiamo già parlato nel post "DOPO IL BAIL IN SULLE BANCHE, ECCO IL BAIL IN SUGLI STATI

Quanto possa esserci di concreto in questa ipotesi, non so dirvelo. Ma di certo, quello che sento di dirvi è che, ove si dovesse giungere a una soluzione del genere, gli effetti sarebbero assai significativi, non solo per l'Italia, ma anche per l'Europa stessa.

La quale Europa, sta attraversando anche un periodo assai complesso che possiamo così riassumere:

- La bassa crescita economica (fattore comune a quasi tutte le aree del mondo);

- La questione dei flussi migratori e la sospensione dei trattati di Schengen sulla libera circolazione delle persone (elemento fondante l'Unione Europea);
- Il rischio Brexit;
- Il riaccendersi del focolaio di crisi in Grecia, a dire il vero mai domato;
- L'instabilità politica in Spagna;
- La debolezza di ampi strati dei rispettivi sistemi bancari che, già appesantiti da da mille miliardi di crediti deteriorati, patiscono la bassa crescita economica e la contrazione dei ricavi  per via dei tassi bassi tassi di interesse;
- Inoltre, in Eurozona (in particolare in alcuni stati , Italia in primis), l'introduzione delle nuove regole per la risoluzione delle crisi bancarie, sembra che stia avendo effetti opposti a quelli desiderati (l'ordinata risoluzione delle banche in crisi)

Tutto questo aggiunge ulteriore elementi di tensione sui mercati.

Per quanto riguarda il sistema bancario italiano, in questo blog abbiamo già detto moltissimo, e QUI, QUI,  QUI e QUI  potete leggere quanto necessario per sapere come stanno le cose. Alla luce di quanto appena detto e letto sui post segnalati non deve affatto sorprendere che i mercati abbiano venduto pesantemente le banche italiane anche se, a parer di chi scrive, in taluni casi le vendite sono state troppo severe.

COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016) Come già detto in altre occasioni, la risoluzione delle 4 banche dello scorso novembre ha determinato una fuga di capitali che non ha riguardato solo le 4 banche coinvolte, ma si è estesa (almeno in parte) anche ad altre banche percepite come meno solide.
Di conseguenza i risparmiatori (e i mercati) si stanno chiedendo cosa potrebbe accadere se il bail-in fosse applicato anche ad altre banche, magari di dimensioni più grandi rispetto a quelle  risolte.
Alla luce dell'esperienza delle 4 banche, è verosimile attendersi che un eventuale   bail in su qualche altra banca possa determinare una fuga di capitali, che potrebbe estendersi anche ad altre banche. Uno scenario del genere, potrebbe portare a misure restrittive nella circolazione di capitali? Non mi sento di escluderlo.
Il che, in una nazione con un elevato debito pubblico e con la perentoria necessità di crescere, spalancherebbe le porte a scenari poco rassicuranti, solo per usare un eufemismo. Per il semplice motivo che andrebbero fuori controllo le metriche di debito pubblico, gli spread salirebbero e si rifletterebbero sui titoli di stato in pancia alle banche italiane, finendo per aggravare la situazione. Il Pil si contrarrebbe, i mercati scenderebbero violentemente e il debito andrebbe fuori controllo, peggio di adesso. L'applicazione di misure restrittive sui capitali in Italia non ha  lo stesso significato di quanto accaduto  a Cipro o in Grecia, stante la dimensione dell'economia italiana e il ruolo politico che l'Italia riveste in Europa e nel mondo. E' anche ovvio che lo Stato non ha e non avrà la capacità di nazionalizzare le banche. E di cavalieri bianchi, in giro, ne vedo assai pochi e sopratutto non sono così bianchi da farsi carico dell'aggregazione di banche non piccole che hanno non pochi problemi.  Dato quanto sopra, c'è da aggiungere che nessun politico sano di mente potrebbe mai avventurarsi in uno scenario del genere (quello del bail in su banche non piccole), a meno che non abbia l'ambizione di cambiare mestiere, magari recandosi lontano dall'Italia. E' ovvio che bruciare i risparmi di centinaia di migliaia di persone (se non milioni) determinerebbe pesanti costi sociali, economici e anche politici. A questo punto, non rimarrebbero che alcune alternative: Si dimette il governo e il lavoro sporco lo fanno i tecnici. Ma anche in questo caso sarebbe assai curioso capire quale partito potrebbe sostenere un governo chiamato a distruggere i risparmi degli italiani (io una mezza idea l'avrei). Poi c'è l'opzione Troika.
Dato che consegnare l'Italia alla Troika presuppone comunque dei costi politici, credo che, anche in questa ipotesi, il lavoro sporco potrebbe essere fatto da un governo tecnico, che chiederebbe aiuto al fondo ESM che interverrebbe ricapitalizzando le banche. Se, almeno a prima vista, questa possibilità potrebbe apparire politicamente più sostenibile (e quindi potrebbe aggregare i consensi necessari per sostenere un eventuale governo tecnico), dubito fortemente che l'Europa possa intervenire senza chiedere un contributo ai risparmiatori. Quindi si ritorna al punto di partenza, cioè al bail in, magari in una versione light.
In un quadro del genere, non resterebbe che l'uscita dell'Italia dall'euro e la nazionalizzazione delle banche. Ma anche in questa ipotesi, quale potrebbe essere una forza politica che, allo stato attuale, potrebbe aggregare un consenso tanto ampio tale da favorire una decisione del genere?
Credo nessuna.
In un contesto come quello descritto, non dovrebbero affatto sorprendere i recenti (e ripetuti) scontri diplomatici tra il governo italiano e le autorità europeeIl fatto è che Renzi è pieno di ego ed è anche furbo. Secondo me lui conosce benissimo che se dovesse consegnare l'Italia nelle mani della Troika (magari con aiuti ESM per ricapitalizzare le banche, come é stato fatto in Spagna) sarebbe politicamente finito. Questo, come spiegato nel post indicato in apertura, unitamente ai timori di rallentamento dell'economia, contribuisce ad aumentare il rischio sulle banche Usa.
COSA STA ACCADENDO SUI MERCATI (AGGIORNAMENTO DEL 9 FEBBRAIO 2016)


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