A proposito del Teatro lirico di Cagliari, cioè casa nostra e della nomina del nuovo dirigente.
Non so cosa stia succedendo nelle stanze “alte”, non so perché due consiglieri stiano intralciando la scelta del nuovo sovrintendente, ma mi sento ispirata e obbligata dalla mia onestà intellettuale a sprecare qualche parola, sperando che queste righe arrivino in qualche maniera ai diretti interessati.
Lo so, 10.000 euro di stipendio mensile sono appetitosi e so anche che è una carica politica, anche se non lo capisco. Continuo a pensare che il bene del teatro, patrimonio dell’isola e dei cittadini, dovrebbe seguire criteri che vanno al di là del denaro e degli scambi politici. Mi piacerebbe pensare che un sovrintendente dovrebbe essere una persona di spessore culturale (nella materia specifica di tutto ciò che concerne un teatro lirico ), che dovrebbe avere a cuore il futuro di un’azienda, in una proiezione verso il futuro e non nell’attimo presente, che dovrebbe avere conoscenza, peculiarità nel management, spiccato senso della mediazione finanziaria, forbito parlare e abnegazione verso la sua missione. Gli sporchi giochi, le antipatie, il facile guadagno, gli scambi di favori, tutte caratteristiche che ci accompagnano, in quanto italiani, ormai da un secolo e forse più, regalandoci un appellativo famoso in tutto il mondo: italiani mafia.
Perché questa è la realtà! Noi lavoratori italiani, con le leggi del cazzo che impongono l’inquinamento della politica in ogni dove, regaliamo poltrone con stipendi a tanti zeri a persone da altrettanti zeri nello spessore professionale. Così, in Italia, continuiamo a vedere mangiatoie con relativi suini all’attacco.
È giusto che si sappia.
Noi lavoratori del Teatro Lirico, anche se l’informazione mediatica è confusa e ci può far apparire come gente pretenziosa, che cerca favoritismi, stiamo lottando da tanti anni per impedire ai vari sovrintendenti ed affini, di fare il loro gioco che porterebbe alla chiusura del teatro. Noi non ci stancheremo mai di fare guerra a chi viene a prendersi i soldi per non lavorare.
Detto questo, mi auguro che la scelta sia quella giusta per il bene del Teatro… se così non fosse, che te lo dico a fare? Preparatevi, non siamo stanchi di combattere. Scegliete una persona di spessore.
AUGH!
Donatella Carta professore d’orchestra del Lirico di Cagliari