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Cosa succede nella striscia di Gaeta? Breve storia del conflitto sabino-laziale

Creato il 21 luglio 2014 da Frankezze
Cosa succede nella striscia di Gaeta? Breve storia del conflitto sabino-laziale

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Mentre le immagini del bombardamento della striscia di Gaeta e i carrarmati schierati al confine infiammano il dibattito sul conflitto sabino-laziale, cerchiamo di sintetizzare, limitandoci all’esposizione dei fatti, la storia di una guerra che dal 1947 insanguina una regione conosciuta fino ad allora come Lazio.

Una storia di odio fra due popoli che non si riconoscono. Per i sabini non esiste il Lazio e non esistono i laziali, ma solo quelli che con disprezzo vengono chiamati italiani. Per i laziali e gli altri Stati italiani non esiste la Sabina ma solo quella che viene bollata come entità burina.

Furono le Nazioni Unite, nel novembre del 1947, a riconoscere il diritto dei sabini di avere un proprio Stato in quella terra dove i romani li sconfissero e li cacciarono oltre duemila anni prima (vedi Ratto delle Sabine e guerre romano-sabine).

I sabini, già dalla fine dell’Ottocento, avevano fatto ritorno nel Lazio in numero sempre crescente. Un ritorno fomentato dal Sabinismo, movimento ispirato dal giornalista e pensatore Claudio Tiburtino, che auspicava la fondazione di uno Stato sabino. Non senza attriti con la popolazione laziale, dalle poche migliaia dei primi anni del Novecento i sabini reinsediati nella regione erano diventati mezzo milione alla fine della seconda guerra mondiale.

L’Onu decise di creare due Stati: uno sabino, che comprendeva il 56% del territorio e con una popolazione di mezzo milione di sabini e mezzo milione di laziali; e uno laziale, esteso sul 42% del territorio, con una popolazione di ottocentomila laziali e poche migliaia di sabini. Il rimanente 2% era l’area di Roma, città santa per le tre religioni (sabina, laziale e cattolica), sarebbe diventata una zona separata sotto l’amministrazione dell’Onu.

Ai laziali l’Onu assegna l’intera provincia di Rieti; parte della provincia di Roma con confine occidentale a Monterotondo-Tivoli; parte della provincia di Frosinone con confine meridionale ad Alatri. Questa zona viene chiamata Cismolise. Più due exclavi: la striscia di Gaeta, che inizialmente arrivava fino a Terracina, e parte della provincia di Viterbo comprendente Vetralla, Montalto di Castro e Tarquinia.

Fu subito guerra: il primo conflitto italo-sabino del 1948-49. Nel maggio 1948 gli eserciti di Campania, Abruzzo, Toscana, Molise e Puglia decidono di attaccare i sabini. Vinsero i sabini, annettendosi l’intera exclave laziale nel Viterbese e avanzando nel Cismolise, in particolare nelle province di Roma e Frosinone. La striscia di Gaeta fu occupata dalla Campania. Oltre 700 mila profughi italo-laziali dovettero abbandonare le zone occupate dai sabini.

Nel 1956 scoppiò la seconda guerra italo-sabina. Lo Stato sabino, preoccupato per il riarmo della Campania, decise per un attacco preventivo che lo portò ad annettersi tutta la striscia di Gaeta e la parte pianeggiante della provincia di Caserta fino ad Aversa.

Nel 1967 ci fu un terzo conflitto, detto “la guerra dei sei giorni“. Fu una fulminea offensiva dei sabini, preoccupati perché Abruzzo, Campania e Molise stavano ammassando truppe lungo i confini. In pochi giorni sconfissero gli eserciti di tre Stati, occupando la città di Roma e parte dell’hinterland. E non riconoscendo pieni diritti di cittadinanza ai laziali residenti in quelle zone.

La guerra del Carmelo (correva l’anno: 1973). Nel giorno più sacro per i sabini, quello della processione per la Madonna del Carmelo di Montegrottone, Campania e Abruzzo attaccano Sabina. Inizialmente hanno la meglio, poi prevalgono ancora una volta le forze sabine.

Gli accordi di Campo Imperatore (correva l’anno: 1978). Con la benedizione dell’allora presidente Usa Jimmy Carter, a Campo Imperatore viene stipulato uno storico accordo fra sabini e campani. La Sabinia si impegna a restituire alla Campania la zona occupata nella provincia di Caserta. In cambio la Campania, primo Stato italiano a farlo, riconosce lo stato sabino.

Negli 1978, nel 1982 e nel 2006 la Sabinia entrò tre volte in guerra con la Toscana. Nel frattempo il processo di pace fra sabini e laziali fa un nuovo passo in avanti con gli accordi di Osimo (correva l’anno: 1993) che stabilivano la nascita dell’Autorità Nazionale Prenestina, organo di autogoverno dello stato laziale, e un progressivo ritiro dei sabini dalla striscia di Gaeta e dal Cismolise, divisi in zone A (pieno controllo laziale), B (controllo militare sabina e civile laziale) e C (pieno controllo sabino).

Rinviamo ad altra sede il racconto della prima rivolta laziale (1987-1983), della seconda (2000) e della terza (2007-2008), così come la nascita nel 1987 degli Irriducibili, costola laziale dei Fratelli Italiani, e le spaccature interne fra Olp (Organizzazione per la Liberazione della Prenestina) e Irriducibili.

Basti sapere che dal 2005 Sabinia ha deciso il ritiro completo dalla Striscia di Gaeta. E che dal 2002 è iniziata la costruzione del muro, detto “Barriera di separazione sabina“, che ingloba quasi la totalità delle colonie sabine e dei pozzi d’acqua. In alcuni punti il muro è 28 km più avanti rispetto alla Linea Verde che dovrebbe garantire il confine del Cismolise, fra le proteste dei laziali.

Il resto è storia di oggi. Sabinia controlla quasi tutto il Cismolise. L’Autorità Nazionale Prenestina non conta nulla. Gli Irriducibili sono asserragliati nella trappola per topi della Striscia di Gaeta. Dove l’esercito sabino bombarda i porti di Gaeta e Formia e presidia il valico di Minturno, colpendo tutti i tunnel dei rifornimenti e del contrabbando che collegano la Striscia con l’Agro Casertano.

L'articolo Cosa succede nella striscia di Gaeta? Breve storia del conflitto sabino-laziale è ovviamente opera di Frankezze.


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