Dal mio punto di vista, una delle cause principali dei problemi del mondo in cui viviamo è la distanza che intercorre tra le nostre azioni e le loro conseguenze. In un mondo così complesso e interconnesso, e in cui il degrado ambientale è diventato un problema non più solo locale ma anche globale, noi tutti passiamo le giornate a fare cose senza renderci conto che danneggiano noi, altre persone, o il pianeta. È difficile vedere il legame tra la bottiglietta che butto e il riempimento di una discarica o l’isola di plastica in mezzo all’oceano; tra la benzina che consumo e il tumore o la cardiopatia di un’altra persona o il riscaldamento globale; tra il telefonino che compro e lo sfruttamento di esseri umani; tra la luce che lascio accesa e le scorie nucleari; tra il politico che voto perché mi è piaciuto in televisione e le leggi che peggiorano la mia vita o i soldi dati a banche o a ditte mafiose; tra i miei risparmi e il debito dello stato italiano, e così avanti per ore.
Capita anche che, non vedendo all’opera i veri meccanismi, si dia la colpa dei problemi a chi non ne ha o ne ha solo in piccola parte. Se c’è la crisi è solo perché siamo governati male, o perché c’è l’euro, o perché gli operai non vogliono rinunciare a niente, o perché i no tav si impuntano; se muoio di tumore è perché la medicina non funziona; se ci sono i poveri è perché non hanno voglia di lavorare; se non trovo lavoro è perché gli stranieri me lo rubano (con conseguenze terrificanti come questa), e così via.
Per questo motivo io sono per la rilocalizzazione dell’economia e della politica (in senso lato): perché le persone ricomincino a vedere con i propri occhi le conseguenze delle proprie azioni, e ad agire in modo da modificare le une e le altre. Altro che governo europeo! C’è chi mi risponde: la complessità fa parte della vita, il corpo umano, l’ecosistema, sono complessi. Sì, ma quelle sono complessità naturali che non possiamo alterare. Le società umane, invece, sono prodotti umani. Addirittura, in casi come quello della finanza, la complessità è una deliberata creazione che serve a offuscare la natura del problema e a ostacolare i tentativi di risolverlo.
Si sente tanto parlare di finanza, ma pochi la capiscono e pochi hanno voglia di approfondire, quindi, nonostante il sistema finanziario sia in vari modi uno dei grandi colpevoli di buona parte dei problemi globali, nel dibattito pubblico la questione è sottorappresentata rispetto alla sua reale importanza – oppure trattata superficialmente, così che non se ne capisca nulla.
Io rinnovo il mio invito a informarvi sul funzionamento della finanza globale: è un argomento che fa veramente fatica ad andare giù e ad appassionare, arido e complicatissimo, ostico anche per chi, come me, ha qualche base di economia, ma non potete lamentarvi di nulla se non ve ne interessate almeno un po’. Io ci sto provando.
Inoltre, vorrei condividere con voi un documento di qualche mese fa della cui esistenza ho appena appreso. L’enorme accumulo di ricchezze, uno, e l’evasione fiscale, due, fenomeni ovviamente connessi, sono un ottimo esempio di meccanismo quasi invisibile che raccoglie poca indignazione perché non si vede. Dà più fastidio un mendicante che ‘potrebbe’ lavorare e non lo fa, e viene percepito come parassita, o un finto disoccupato che si barcamena, che la gigantesca macchina per nascondere denaro nei paradisi fiscali, creata dai ricchi per se stessi e altri ricchi, che sottrae alla collettività, globalmente, secondo una stima affidabile, almeno 21 bilioni di dollari, ficcati in tasche private e spesi per gli affaracci propri da chi li ha. Con l’aiuto delle banche che sono state salvate con soldi pubblici (=nostri). Nei paradisi fiscali, poi, questo denaro continua a crescere da sé, non tassato.
Per un termine di paragone, il Pil italiano ammonta circa due bilioni di dollari.
(Preciso che sto parlando di quelli che in inglese si chiamano trilioni: mille miliardi. In Italiano sarebbe un bilione, non un trilione, ma quasi nessuno sta attento quando traduce, il che genera parecchia confusione.)
E si tratta solo di ricchezza finanziaria: le proprietà, l’oro, le barche, i gioielli… tutto questo escluso. Il livello di diseguaglianza di reddito che emerge da questo genere di studi fa girare la testa, e sembrare l’Europa feudale un paradiso socialista.
Il documento è qui, assieme a un altro sulla sottostima della disuguaglianza globale; un breve riassunto in italiano qui, uno in inglese pubblicato dall’Observer qui, se non volete leggervi tutto. Purtroppo non si parla specificamente di Italia, ma di meccanismi globali che comunque ci interessano. La mia gratitudine a chi si è assunto il compito masochista di raccogliere dati che vengono appositamente nascosti, e di fare stime in un contesto così segreto e così complicato.
Non tento neanche di riassumere lo studio, semplicemente vi consiglio di leggerlo, perché merita, o di leggere uno degli altri documenti che ne raccolgono i punti salienti. Mi ha aperto gli occhi anche nei suoi dettagli tecnici, ho fatto fatica a finirlo ma sono contenta di esserci riuscita.
Ripeto solo: 21 migliaia di miliardi di dollari. Tasse che dovrebbero essere pagate, e non lo sono. Soldi che potrebbero risolvere i tanti e grandissimi problemi del nostro pianeta, e invece servono a far vivere qualche milione di stronzi nel lusso sfrenato, o a nascondere le loro malefatte. Aiutati dalle banche salvate con i nostri soldi!! Voi le pagate le tasse? Voi li volete i servizi? Ecco, adesso sapete con chi prendervela.
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