Una cosa che mi interessa molto della contemporaneità sono le poltrone massaggianti a gettoni che pullulano nei centri commerciali. La cosa che mi interessa di più è guardare le persone che siedono sulle poltrone massaggianti a gettoni, osservare i loro sguardi inebetiti e persi nella folla dei passanti mentre le loro carni sussultano.
Un’altra cosa che mi interessa molto della contemporaneità sono quelli che dicono di lavorare “in proprio”, cioè che sono proprietari del lavoro che fanno. La cosa che mi interessa di più è che se loro lavorano “in proprio”, noialtri facciamo un lavoro che è di qualcun altro; infatti una cosa che mi interessa sopra a ogni altra cosa della contemporaneità è sapere di chi è il lavoro che faccio, visto che io non lavoro “in proprio”.
L’ultima cosa che mi interessa molto della contemporaneità è l’estetica, cioè la ragione per cui le cose ci piacciono in un certo modo piuttosto che in un altro. Sto scrivendo un romanzo in cui a un certo punto uno dei personaggi dice: “E poi ho il complesso dei piedi lunghi; e su questo ho lavorato per tanto tempo, fino a trovare una correlazione coi miei studi classici. Il fatto è che per i Greci il principio era dato dal punto d’appoggio verticale della colonna, mentre nel Medioevo era la volta. L’architettura medievale non concepiva il suo piano per la base, ma per la volta che comandava la simmetria di tutte le parti. Per questa via ero giunto alla conclusione che tutta l’estetica moderna, dominata com’è dalla parte superiore del corpo, fosse ancora di ascendenza medievale, e la ragione della mia estraneità fosse dunque da ricercare nei miei piedi lunghi, e nel mio essere un uomo con una visione del mondo essenzialmente antica”.