Le vicende dei protagonisti de “La vita è dura nei dettagli” proseguono in questo romanzo, che ha la stessa struttura narrativa e sintattica del precedente, una scrittura essenziale e pulita, al netto di inutili descrizioni e artifici linguistici di tipo masturbatorio, tipici di tanti scrittori italiani.
In “Cose che si rompono” i personaggi, coinvolti loro malgrado in una vicenda delittuosa dagli esiti inattesi, mostrano con maggior intensità la loro umanità: difetti, dubbi, paure. È evidente, nonché straziante, la difficoltà che hanno a comunicare e a esprimere, senza essere fraintesi, ciò che sentono, perfino alle persone a cui tengono di più. Un dramma dei nostri tempi, a cui pare che nessuno di noi sia in grado di sottrarsi.
Al centro di questo romanzo, a completezza del precedente, troviamo un delitto avvenuto anni prima, in circorstanze forzate e, a mio avviso, poco credibili, che dà origine a una serie di vendette che coinvolgono il protagonista che, però, nulla ha a che vedere con il fatto in sé. Altrettanto improbabile risulta la figura del poliziotto-vendicatore.
Altra nota dolente, la presenza di veri e propri errori grammaticali. Peccato.