E' un fenomeno che in città si traduce nel parcheggio attaccato alla tua portiera, anche se si ha tutto il silos a disposizione. Non riesco a darmi una spiegazione, se non quella un po' romantica che, inconsciamente, ci sentiamo così soli che cercare un contatto è imperativo.
Più terra terra, io lo trovo maleducato, soprattutto in spiaggia, in particolare alle 9 del mattino quando la gente è davvero poca.
Rispettare uno spazio vitale, un lembo di privacy e di asciugamano mi pare il minimo.
Se poi si è in molti è consigliabile cercarsi uno spazio sufficiente perchè i bambini giocando non alzino la sabbia sui teli altrui, la nonna possa cambiarsi costume senza rischiare di cadere in braccio al vicino, non imporre la propria radiolina e neppure le leccornie della propria borsa frigo.
Alla coppietta consiglio invece di guardare bene chi si ha intorno, perchè se pianti l'ombrellone vicinissmo a un bimbo piccolo è altamente probabile che questo si metta a piangere prima o poi e non vale fare la faccia scocciata, sei tu che ti sei scelto il posto.
Altro mistero è l'incontinenza verbale che colpisce le mamme. Non tanto perchè chiacchierano tra loro senza sosta, ma perchè senza sosta sgridano, da lontano, urlando, i bambini. Li minacciano con frasi che in qualunque altro posto ti farebbero chiamare il telefono azzurro. Al mare no. Al mare puoi urlare "ti tronco le ossa se non esci dall'acqua" e qualcuno sorride anche.
Non è chiaro come il sole, il sale, sciolgano irrimediabilmente l'educazione di grandi e piccini.
Poi ci sono i lidi, gli stabilimenti. E lì c'è l'animazione, il baby club e l'acquagym: urlare, sparare musica a palla e fare casino è esattamente ciò che si desidera, per questo si usano microfoni e casse che neppure Vasco in concerto.
E il mare non si sente più. Quel frangersi d'acqua calma sulla spiaggia, che sogno per un anno intero, viene violentato dalle sigle dei cartoni animati.
Cigolino scoppia in lacrime e ce ne torniamo a casa.