Cose da fare a Milano: Juan Muñoz “Double Bind & Around” in HangarBicocca

Creato il 31 maggio 2015 da Masedomani @ma_se_domani

Uomini senza piedi, donne con una base sferica, acrobati che indisturbati si librano sopra di noi. Piccoli e grandi persone assorte, alcune nascoste in un’alternanza di chiaro e scuro, di buio e luce, di oro e argento, anzi, di grigio e sabbia, e ancora, curiosi cavedi, scenografiche tende e ponteggi da scalare e scoprire. E poi la gioia dei bambini, che corrono e conversano con figure più alte di loro che li stimolano a sviluppare meravigliose storie di fantasia, e quella degli adulti stupefatti difronte a tanta bellezza.

Entrare in una stanza ed emozionarsi, trattenere il respiro può accadere a chiunque, un sabato qualunque, in una città come Milano. Basta andare in HangarBicocca. Lo spazio espositivo di arte moderna, tra i più intriganti del panorama milanese, famoso per accogliere mostre insolite, eclettiche, uniche e di primissimo piano, in questo periodo vi permette di esplorare il mondo fantastico di Juan Muñoz.

Il 9 aprile scorso si è aperta la prima personale italiana dello scultore spagnolo, “Double Bind & Around”. Ben quindici tra le sue più significative istallazioni sono ospitate – sino al prossimo 23 agosto – negli oltre 5000 metri quadrati di “navate” dell’Hangar. Andare oggi in HangarBicocca significa, quindi, trovarsi in compagnia di una moltitudine di figure, alcune sorridenti, o forse sarebbe meglio dire, con un ghigno quasi beffardo, altre con uno sguardo enigmatico (che si presta alle più diverse interpretazioni), tutte assorte e prese dalle loro misteriose attività, ignare dei visitatori che entrano ed escono, che le fissano, che si pongono tante domande e che, di nascosto, provano la fugace ebrezza di sfiorarle.

Ma chi era esattamente Juan Muñoz? Nato nella Spagna franchista, secondo di sette fratelli, studente turbolento, amante dell’arte e del viaggio, si affermò a Londra, città che lo segnò indelebilmente e che spesso si può ritrovare nelle sue opere. Autodefinitosi uno “storyteller” era di fatto un grande indagatore delle arti e delle varie forme di comunicazione, dell’uomo e delle sue emozioni. Oltre alle sculture, compose musica e scrisse testi in una produzione che non si fermò sino al 2001, quando morì all’età di soli 48 anni. Apprezzato tanto in Europa quanto oltre oceano, dove gli sono state dedicate diverse retrospettive arriva, infine, anche da noi, grazie al progetto espositivo di Vincente Todoli.

Juan Muñoz  “Conversation Piece”, Dublin, 1994 – Photo © Attilio Maranzano Courtesy Fondazione HangarBicocca, Milan; The Estate of Juan Muñoz, Madrid

In questi giorni di riposo e dal clima instabile, il nostro suggerimento è quindi di ritagliarvi qualche ora e andare a conoscere Muñoz e i suoi lavori. L’immenso spazio e le geometrie di “The Wasteland”, le dame di “Conversation Piece” e lo strabiliante “Many Times”, solo per citarne alcuni, stanno aspettandovi insieme ai ragazzi dello staff, pronti a soddisfare ogni vostra curiosità. Impossibile, infatti, tornare a casa senza scoprire quale sia il legame tra le “Hanging Figures” e Degas, di chi fosse il volto delle opere nascoste nell’imponente “Double Blind” e il motivo dei colori scelti dall’artista.

Ricordandovi che HangarBicocca oggi chiude alle 23:00, sul sito ufficiale www.hangarbicocca.org potete trovare i contatti e tutte le informazioni su itinerari, orari, visite guidate e iniziative legate alla mostra. Noi aspettiamo i vostri commenti.

Vissia Menza

Juan Muñoz “Double Bind,” 2001 – Photo © Attilio Maranzano
Courtesy Fondazione HangarBicocca, Milan; The Estate of Juan Muñoz, Madrid


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