Ho visto uomini con la pipa e ragazzi con la kefiah. Ho visto donne con la pelliccia e studentesse in parka. Ho visto mamme con bimbi travestiti da Italia. E nonne, che con gli occhiali spessi e la pelle spenta, ma con il cervello acceso. Fratelli d'italia. Ho visto una bandiera, la nostra, lunga, lunghissima, piena di noi, che non vogliamo farci uccidere il pensiero. C’era la scuola, c’erano le donne, c’erano i lavoratori e i disoccupati, c’erano gli imprenditori e i pensionati, c’era l’Italia. L'Italia s'è desta. L’Italia che si difende, che difende la sua garanzia e che vuole fatti e non pugnette. L’Italia che vuole tornare in piedi e camminare con le proprie gambe, che vuole cambiare direzione, stanca di essere spinta con forza verso il baratro più profondo mascherato da cambiamento giusto.
Ero in piazza e poi non c’ero più.
Ero al buio in una stanza piccola, piccola, con una panca piccola e nera. Una voce, è una donna, ha una bella voce. Mi tolgo le scarpe e le appoggio sulla panca piccola. Il pavimento non è un vero pavimento. È liscio, è nero, è freddo. Ci sono due porte, strette e lunghe, tutte nere. E’ tutto nero. La voce mi dice di entrare nella porta di destra. Sono sola. C’è silenzio.
Ma quante belle figlie madama dorè, ma quante belle figlie. Le voglio maritare madama dorè, le voglio maritare… Non sono più sola, ci sono due bambini che giocano. Sono i figli del taglialegna. Li seguo e sono ai confini del bosco. Mi siedo sotto un albero e mi addormento. Quando mi sveglio, è quasi buio. Ci sono solo io. C’è odore di legno, legno umido, c’è odore di notte, aspetto qualcuno, ma non arriva nessuno. È come in una casetta del parco, quelle piccole per i bambini, quelle in cui mi nascondevo da piccola con la porta troppo bassa che per passare mi devo piegare. I miei piedi fanno rumore, schiacciano le foglie secche e fanno rotolare i sassi. Mi fanno male i piedi quando schiaccio i sassi. Ci sono tanti alberi, si alza il vento e cominciano a ondeggiare e fanno rumore. Ci sono i suoni della notte e non riesco a tornare indietro. Cammino tra gli alberi e tra i rumori della notte. Poi una luce lontana. Una casa.
C’è odore buono, dolce. La casa è fatta di biscotto, mi viene da assaggiare se è dolce. Mi sembra di essere in una favola dei fratelli Grimm. La guardo un po’ e poi entro. Il profumo è buono. Per entrare mi metto cavalcioni e cammino a quattro zampe. Ci sono tante ossa ammucchiate qua e là. C’è odore di carne bruciata. C’è un buio, stretto e lungo. C’è una gabbia. C’è qualcuno. Ha brutti piedi, con le caviglie gonfie e le dita deformi. La pelle è gialla e s’intravedono delle vene blu bitorzolute. Mi chiama, mi sta cercando ma non mi vede, mi sono nascosta bene. Fa una brutta risata, con la bocca tutta aperta e poi apre il forno per controllare se è pronto. Si sentono i ciocchi di legno che scoppiettano.
Non c’è rimasto niente. Un cumulo di cenere. Una scarpa cotta. Una dentiera. Delle unghie. Il mattarello mezzo arso che aveva nel grembiule. Un ricordo.
Mi sveglio. Devo aver sognato.
Sono, dove mi sono addormentata. Sono al teatro aspetto di vedere uno spettacolo che si chiama HG. Sono senza scarpe.
Dove sono le mie scarpe?
Le trovo su di una piccola panca nera. Le metto. Una mi fa male. C’è dentro un sasso.
Ho un sasso nella scarpa!
… lo avranno lasciato Hansel e Gretel…. Mi dice una voce di donna. Una bella voce.
Lo spettacolo è finito, lo spettacolo sono stata io.
Teatri abitati. Nove stanze da attraversare, una voce che ti guida, una storia rivisitata, un percorso mistico tra realtà è finzione, tra infanzia ed età adulta, tra paura e sogno e tu sei il protagonista.
Ieri sera ha teatro c’era H.G. di Trickster. (che cos'è HG)
Ho visto tante cose belle ieri. Cose mai viste.