Cosenza, minore denuncia abusi. Trentasettenne a giudizio

Creato il 21 marzo 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale
di Mariangela Maritato
Insospettabile. Coniugato con un figlio. Trentasette anni. E’ stato il racconto di un bambino a portare il gup Salvatore Carpino a disporre il processo nei confronti di un presunto pedofilo che avrebbe abusato di almeno 5 adolescenti e che, accogliendo la richiesta del pm Donatella Donato, ha rinviato a giudizio l’indagato. Secondo l’accusa, l’uomo si presentava come un amico e , simulando amplessi, avrebbe strofinato le sue parti intime sul tenero corpo del bambino e su quello dei suoi amichetti fino a consumare rapporti sessuali veri e propri. 
 Il caso, che affiora dalle carte dell’inchiesta condotta dalla Procura di Cosenza, è esploso due anni fa. Un frate francescano si presentò in Questura per denunciare ai poliziotti una segnalazione ricevuta da un suo confratello. Con un sms il parroco della chiesa di San Francesco, sita nel quartiere popolare di via Popilia, aveva riferito ad un suo superiore un fatto grave che vedeva come vittime alcuni dei ragazzini che frequentavano la parrocchia. La madre di uno di questi gli aveva rivelato ciò che sarebbe accaduto. 
Ad aprire le indagini il capo della Mobile Antonio Miglietta che ascoltò, alla presenza di uno psicologo dell’età evolutiva, il figlio della donna che, non pensando allo strumento della denuncia, si era rivolta alla chiesa per cercare conforto. Iniziarono ad affiorare i particolari della vicenda. 
Quell’amico più grande che frequentava i luoghi ricreativi dei ragazzini era solito fare strani giochi sessuali e strofinare le sue parti intime sui corpi fino ad abusarne. Vennero ascoltati altri testimoni tra i quali la madre della vittima. Quella strana amicizia era nata tre anni prima. Secondo le indagini, gli abusi sarebbero iniziati nel 2007 quando il ragazzino aveva 12 anni ed aveva rinchiuso nel silenzio il suo inferno. Dopo tre anni, con i dubbi e il coraggio dell’adolescenza, il minore si è aperto a sua madre svelando i particolari della vicenda, confidati quindi ad un frate fidato che ha avvertito senza indugio la polizia. 
Gli altri testimoni ascoltati dagli agenti non avrebbero al momento fornito altri particolari significativi e le accuse si riferiscono solo alle violenze confessate. Secondo l’avvocato della difesa, un castello accusatorio. L’imputato si protesta infatti innocente e ha già preannunciato di voler dare battaglia in dibattimento in attesa di giudizio in uno di quei casi oramai all’ordine del giorno. 
Il 2 dicembre 2011 il gup Salvatore Carpino, che ha rinviato a giudizio il trentasettenne, ha condannato per mezzo secolo di carcere 9 pedofili su 13 indagati che hanno “giocato” con la vita di un ragazzo affetto da disturbi mentali. Avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato nell’ambito dell’inchiesta “Orchi”, condotta con il massimo riserbo dai carabinieri della stazione principale di Cosenza.

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