La procura della Repubblica cosentina ha chiuso le indagini sullo scandalo dei confidi d’oro, una truffa perpetuata con i fondi statali antiusura stanziati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze negli anni 2009-2010 dai responsabili delle cooperative di garanzie fidi Opus Homini e Finlabor.
L’inchiesta ha portato a fine gennaio all’arresto dell’ex consigliare provinciale Giuseppe Carotenuto (presidente dell’Ente), Gianfranco Vecchione (dirigente) e Giovanni Falanga (commercialista), responsabili degli enti accusati a vario titolo di associazione a delinquere e truffa.
Oltre a gestire la concessione delle garanzie in maniera clientelare, secondo gli inquirenti che hanno condotto le indagini - il procuratore Dario Granieri, il suo aggiunto Domenico Airoma e il sostituto Paola Izzo - i tre si sarebbero appropriati di parte dei finanziamenti destinati alle imprese per circa mezzo milione di euro.
Nei confronti di Carotenuto e Vecchione il giudice delle indagini preliminari Livio Cristofano aveva inizialmente disposto la custodia cautelare in carcere mentre per Falanga gli arresti domiciliari. Misure successivamente rese meno afflittive.
I tre avrebbero erogato il denaro con documenti falsi che certificavano il rischio finanziario. La documentazione contraffatta concerneva, nel dettaglio, lettere con cui gli istituti di credito respingevano le istanze relative alla concessione dei mutui.
Giuseppe Carotenuto, cinquantaduenne eletto nel 2009 con la lista Calabria Riformista schierata a sostegno del Pdl, ha perso momentaneamente il seggio in consiglio provinciale ed è stato sostituito dal primo non eletto del suo gruppo politico.
Confidi Opus Homini s.c., cooperativa di garanzia fidi con sede a Cosenza, è stata fondata nel 1980 e al 2004 (data di pubblicazione dell’ultimo bilancio pubblico) ha fatto da garante (intermediazione finanziaria) per 2.000 operazioni di finanziamento per oltre 50 milioni di euro a tassi di interesse dichiarati compresi tra lo zero ed il 4,2% annuo.
“I mutui agevolati, 20 milioni di euro tra il 2009 e il 2010, sono stati distribuiti con criteri arbitrari e clientelari e provvigioni elevate al 10% per gli indagati. Il ruolo degli istituti di credito in questa inchiesta è simile a quello messo in atto nella legge 488/92”.
Il contesto che fa da sfondo alla vicenda, come puntualizza Dario Granieri, procuratore della Repubblica, è quello cosentino “dove più dell’80% degli operatori commerciali ha denunciato, come si evince da un’indagine della Confcommercio, di avvertire il peso soffocante dell’usura”. Un caso che rappresenta un grave “vulnus” alla fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
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