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«Così ci consegniamo a Renzi». E Letta fermò l’iniziativa di Boccia

Creato il 20 agosto 2013 da Tafanus

...insomma, l'iniziativa del Principe Consorte Francesco Boccia in Di Girolamo non piace neanche ai margheriti, ex margheriti e renziani di complemento. Ancora 48 ore, e scopriremo che non piace neanche a Boccia, il "talento che non sboccia". Tafanus

Europa

Il premier irritato dal documento del suo (ex?) fedelissimo, isolato da tutti i parlamentari della componente: «Mette in difficoltà il governo e ci allontana da Bersani ed Epifani, rischiando di farci perdere il congresso»

Digirolamo-boccia

Nunzia Di Girolamo e Francesco Bocciato

Francesco Russo, Paola De Micheli, Marco Meloni, Guglielmo Vaccaro, Angelica Saggese. Fino a una velina fatta filtrare direttamente da palazzo Chigi. La giornata di ieri ha visto un fuoco di fila animato dalla componente del Pd più vicina a Enrico Letta con un unico intento: prendere le distanze dal documento scritto e fatto circolare da Francesco Boccia. «Non entro nelle vicende interne alle forze politiche che sostengono il governo – sono le parole attribuite direttamente al premier, che ieri era molto irritato dal clima che si era venuto a creare – e questo a maggior ragione vale per il mio partito e per il suo congresso». Ancora più chiari sono Saggese e Vaccaro: «Boccia, con il quale abbiamo fatto finora un percorso comune, ha scelto di andare autonomamente avanti».

«Non è un caso che quel documento non sia stato firmato da nessuno di noi – spiega a Europa un lettiano doc – molti contenuti possono essere condivisibili, ma così Francesco espone inutilmente il presidente del consiglio alle fibrillazioni interne al Pd, quando invece dobbiamo cercare di tenerlo più al di fuori possibile dalle dinamiche congressuali».

Anche perché l’effetto immediato di quel documento è stato l’opposto di quello auspicato dal promotore: Pippo Civati, Gianni Cuperlo, Gianni Pittella, molti renziani, perfino il viceministro Stefano Fassina ne hanno preso le distanze, chi perché non vuole vincolare il Pd alle larghe intese anche dopo la fine della stagione congressuale, chi perché non ne condivide i toni troppo vicini a quelli utilizzati dal sindaco di Firenze. I giudizi molto duri rivolti da Boccia alla classe dirigente dem e alla linea “progressista” seguita da Bersani (anche se nel testo non è mai citato esplicitamente) si offrono troppo facilmente alle critiche di chi ricorda che proprio Letta è stato per tutti questi anni il vicesegretario del Pd.

Ma più che al passato, le preoccupazioni dei lettiani e dello stesso premier sono rivolte al futuro. Cioè a quel congresso dal quale Letta si tiene ufficialmente a distanza, ma del quale inevitabilmente è già uno dei protagonisti dietro le quinte. Anche ammesso che tutti i candidati possano sottoscrivere formalmente un generico sostegno all’esecutivo – questa rimane ancora la speranza degli uomini a lui più vicini – il presidente del consiglio sa bene che la scelta del prossimo segretario dem non sarà indifferente per il suo futuro a palazzo Chigi. E per questo è impegnato, insieme a Pier Luigi Bersani e Dario Franceschini, nel tentativo di rinsaldare la vecchia maggioranza interna e, magari, convincere Guglielmo Epifani a ripensarci e scendere in campo personalmente per guidare questo schieramento alla guida del partito.

L’ostacolo principale di questo percorso si chiama Matteo Renzi. Ed è questo il motivo principale per cui Letta è intervenuto a fermare il suo (ex?) braccio destro. «Boccia descrive una rottura troppo netta tra la sinistra “conservatrice” e una più “moderna” – spiega un fedelissimo del premier – noi invece dobbiamo cercare le ragioni dell’unità di una parte più ampia possibile del Pd. Altrimenti i nostri iscritti ed elettori, tra l’originale e la copia sceglieranno sempre l’originale, cioè Renzi». A quel punto, il congresso non vedrebbe tanto la vittoria del rottamatore quanto la sconfitta stessa di Letta, con conseguenze sul governo che si possono immaginare.

(Fonte: Europa Quotidiano)


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