Il mio cervello
Una melassa gelatinosa
Piena di lettere
Che non compone nulla
Di non friabile
Ormai da tempo
Come un cracker
Da dare in pasto ai maiali
(Come se i porci
Si interessassero di cracker
O di biscottini)
Una specie di poeta
Molto fine, alticcio
Ingabbiato
Che tenta la fuga
Al mattino
Ma è tutto un guardarsi involontario
Di mostri nelle vetrine
Negli specchietti
Nelle pozze di sole
“Piacere sono me medesimo,
Ti presento la tua mano”
Il paradiso del succo concentrato
Una gabbia in cui godo,
Il tempo necessario per porgere l’altra guancia
Guancia puttana anestetizzata
L’altra sensazione
È quella di essere immersi
In una vasca ghiacciata
E registrare l’amore o il vomito
O il rumore di un topo
Come un ragioniere
Farebbe con i suoi conti:
Solo che nessuno
Me ne chiede conto
E posso imbrogliare
E posso imbrogliarvi.