Perché il problema non è il linguaggio sboccato della De Girolamo e neanche l’insulto via Sms a Mastella (mannaggia, se avessi il suo numero, al buon Clemente glielo manderei ogni mattina, un identico messaggio!). La stessa natura illegittima delle intercettazioni non cambia di nulla la gravità di quanto emerge da dialoghi che la ministro ha implicitamente confermato: un atteggiamento da boss mafioso, messo in atto per giunta fuori dalle proprie funzioni istituzionali. Un deputato della Repubblica che pretende di dettar legge nell’amministrazione locale e lo fa con metodo intimidatorio. Poco importa che l’arroganza istituzionale della De Girolamo abbia o meno sconfinato nella rilevanza penale: i modi sono politicamente inaccettabile, ancor prima di verificare la reale capacità di condizionare la gestione del bene pubblico.
Stando a quanto pubblicato da L’Espresso , la vicenda rischia di portare alla ribalta un fitto e consolidato sistema di potere che coinvolgerebbe anche il marito Francesco Boccia e che, anch’esso indipendentemente dalle ipotetiche rilevanze penali, potrebbe gravare non poco sull’irresistibile ascesa della coppia simbolo delle larghe intese. Una danza delle poltrone che vede protagoniste le nuove leve meridionali dell’amministrazione pubblica di centrosinistra e centrodestra, sotto l’attenta regia della coppia regale. Un intricato sistema nel quale si confondono interessi pubblici e privati, familismo, clientelismo e lobbismo, tanto strutturato da far apparire i coniugi Mastella come due insignificanti signorotti feudali.