Cosi' Torino ha applaudito, domenica 25 maggio 2014 al Teatro Giulia di Barolo, il talento degli Asuma Brazilian Quartet!

Creato il 29 maggio 2014 da Pjazzanetwork

Chi pensa che il jazz debba conformarsi a compostezza e rigore caratteriale non ha fatto i conti con la poliedricità degli Asuma Brazilian Quartet, operatori eclettici dell'arte della musica, che domenica 25 maggio, al Teatro Giulia di Barolo, hanno regalato alla propria città due ore di grande spettacolo.
“E' sempre una forte emozione suonare a Torino” esordisce così il leader, nonché vocalist del quartet, Enzo Antonicelli che spiega con dovizia di particolari non solo la profondità della cultura brasiliana ma anche i ruoli che la musica deve assolvere per elevarla ad alti regimi, e lo fa elargendo una disinvolta teatralità intrattenitiva i cui momenti di riflessione vengono alternati ad episodi esilaranti per compiacersi al pubblico e ringraziarlo per il calore.
Poi parte l'ensamble musicale e bravura ed intensità vengono distribuite su una carrellata di perle del cantautorato brasiliano, toccando il culmine della perizia in “Meninho do Rio”, canto raffinato di Veloso, la cui suggestiva ed intimistica interpretazione di Antonicelli ha destato l'ammirazione profusa di un pubblico molto attento, che ha saputo cogliere la completezza accademica e le sfumature di uno stile vocale parecchio personale. E di stile se ne è creato molto da quando, ragazzino, Max Simini si cimentava allo studio della batteria con Tullio De Piscopo.
Oggi, istrionico, onirico e all'occorenza muscoloso, Simini si approccia con automatismo fisico, indirizzando allo strumento una consapevole presenza, non potendo correre il rischio, per la natura di un progetto come la solo la musica brasiliana può essere, di svolgere un ruolo da semplice contorno ritmico. E siccome i talenti sono come i guai, pronti a non arrivare mai da soli, non poteva mancare all'appello il sublime pianoforte di Fabio Gorlier che si approccia all'improvvisazione con rara sensibilità, attingendo sempre in modo creativo dalle molteplici conoscenze sedimentate nel proprio bagaglio musicale e dando all'interplay, e al rapporto dialettico con i musicisti sul palco, un ruolo determinante per il linguaggio jazzistico, tale da rinnovare ed arricchire, istante dopo istante, il gusto melodico e gli equilibri narrativi dei brani.
Questo lo sa bene anche Alessandro Fassi che nel 2006, ancora ignaro di quanto sarebbe successo poi, ci ha visto lungo investendo in questo progetto con impegno e progettualità e mettendo la firma con un basso elettrico dall'atteggiamento esecutivo aperto e libero da vincoli, seppur sempre assolutamente rigoroso.
Quello di domenica 25 maggio per gli ASUMA Brazilian Quartet è stato, a distanza di un anno, un atteso ritorno a Torino, una città che per loro sceglie un pubblico sollecito e competente, dove non è il numero a fare la differenza bensì la qualità, una forbice determinante che, più in generale, mette artisti di casa e non nella condizione di gestire uno spettatore spesso difficile, sornione e non sempre all'altezza di capire ed aprirsi a forme rinnovate di arte.

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