Costa Concordia, ancora ritardi la sabbia ferma la trivella – Rassegna Stampa D.B.Cruise Magazine

Creato il 06 febbraio 2013 da Dreamblog @Dreamblog

Nervosismo all’Isola del Giglio: «Così si compromette anche l’estate 2014» Finora nessuna soluzione all’ennesimo problema tecnico per le perforazioni

Le trivellazioni lato mare vanno a rilento. Anzi, si sono proprio fermate, a giudicare dal numero delle giornate effettivamente lavorate davanti alla chiglia della Concordia. Il conteggio è impietoso: solo tre giorni di lavoro in un mese abbondante. La piattaforma operativa Micoperi 30 resta a distanza del relitto, sempre più afflosciato su se stesso, scrostato e corroso dalla ruggine. Le ragioni dell’impasse non vanno cercate nelle condizioni meteo-marine, ma nelle impreviste difficoltà incontrate nelle perforazioni del fondale.

L’ostacolo-sabbia. Architrave del progetto di Titan-Micoperi, che Loc (London offshore consultants) ha ritenuto il migliore fra i tre finalisti in quanto prevede la rimozione del relitto senza farlo a pezzi e con un sostenibile impatto ambientale, è la costruzione del falso fondale lato mare su cui il relitto si poserà una volta rimesso in asse.

La struttura dovrà essere solida e comunque capace di sostenere una nave da 115mila tonnellate di stazza che, con l’acqua incorporata dopo il naufragio, di tonnellate ne peserà seicentomila. In ordine cronologico le prime difficoltà sono state riscontrate nel corretto posizionamento del “casing”, l’involucro in cui gira la trivella: la Concordia è adagiata su una sorta di scalino, ma il fondale dove si lavora è obliquo e scosceso. La precisione dello scavo è fondamentale per la tenuta del falso fondale, che sarà sorretto da piloni di due metri di diametro.

A questi ostacoli se ne sono aggiunti altri, che dal 31 dicembre a oggi hanno determinato un brusco rallentamento dei lavori fino a farli avanzare a passo di lumaca. Il granito del fondale davanti a Punta Gabbianara, dove la nave è adagiata, è coperto da uno strato superficiale di sabbia. Quando la trivella gira vorticosamente, si vengono a creare delle pressioni e degli spessori all’interno dell’involucro. A quel punto ogni cosa si blocca. È un problema tecnico di non poco conto, visto che per ora nessuno ha trovato una soluzione adeguata. Dapprima si è provato con un gel, in teoria capace di amalgamarsi con la sabbia per impedirle di penetrare nell’involucro. Ma il tentativo è fallito. Ora si fanno i test con il calcestruzzo, da iniettare con lo stesso supporto della trivella in modo da solidificare il fondale e garantire la piena operatività. La verifica è in corso e i primi risultati in fase di valutazione.

Manca il piano B. L’unica certezza è che non ci voleva. Sull’Isola serpeggia un certo malumore: se in un mese si lavora solo per tre giorni, di quanto potrebbero slittare i tempi per la rimozione del relitto? È una domanda alla quale nessuno sa rispondere. E in effetti i nodi da sciogliere sono tanti. Troppi, vista l’assoluta mancanza di precedenti: mai prima d’ora si è tentato di rimuovere una nave di quelle dimensioni (lunga 290 metri e larga 35) senza prima farla a pezzi. Di volta in volta gli ingegneri trovano soluzioni a imprevisti e difficoltà, ma questa della sabbia che ostacola la trivella sta rivelandosi qualcosa di più di un contrattempo. È un autentico ostacolo, che svela l’assenza di un piano B: quale rimedio se neppure l’escamotage del calcestruzzo andrà a buon fine? E a quale ritmo procederanno i lavori visto che a oggi sono state completate 8-9 trivellazioni lato mare sulle 21 previste?

Ecco perché l’aria che si respira al Giglio è densa di salmastro e nervosismo. I gigliesi si ritengono autentiche vittime del disastro, beninteso dopo i morti, i feriti e le loro famiglie. Il timore è che i tempi di rimozione si allunghino oltre misura, aggiungendo altri danni a un’economia turistica già provata. E se viene dato per scontato che la prossima stagione si consumerà tra lavori in corso e Punta Gabbianara trasformata in un cantiere navale dove si costruiscono gabbie e basamenti per poi demolire il relitto, il timore vero è che alla prova dei fatti persino l’estate 2014 risulti compromessa. Insomma visto che a vincere è stato il progetto migliore, tutti si aspettano una soluzione adeguata ai problemi che si affestallano l’uno sugli altri. Senza dimenticare che a oggi non è ancora stato sciolto il nodo del porto in cui sarà demolita la Concordia: Piombino resta in pole position, ma Costa Crociere (a cui spetta la decisione) nicchia, di fatto bloccando la realizzazione del bacino off-shore indispensabile per smantellare la nave.

Per il 15 febbraio è in programma un incontro al ministero, ma già nei prossimi giorni il prefetto Franco Gabrielli, commissario fresco di conferma, farà il punto con il sindaco Sergio Ortelli per focalizzare meglio i problemi a oggi insoluti.

Fonte: Il Tirreno

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