E’ un periodo nero per la Costa Crociere. Prima il naufragio della Costa Concordia al largo dell’Isola del Giglio, poi l’incendio a bordo della Costa Allegra nell’Oceano Indiano, tra il Madagascar e le Saychelles.
Lunedì 27 febbraio, un incendio è divampato a bordo della Costa Allegra, nella sala macchine a poppa. L’incendio è stato spento subito con squadre antincendio e le fiamme non si sono estese ad altre zone della nave. A bordo c’erano circa mille persone di cui circa 200 italiani, ma per fortuna non ci sono stati
Nei giorni seguiti alla tragedia sono state tante le polemiche, a cominciare dalla sicurezza dell’Allegra, una nave container dismessa e poi acquistata dalla Costa, che l’ha trasformata in una nave da crociera.
La paura per i turisti è stata tanta, dal buio al pericolo di un attacco pirata, al grande caldo che ha costretto tutti a dormire sul ponte per mancanza di aria condizionata nelle cabine. Per garantire il sostegno ai passeggeri, la Costa ha disposto continui collegamenti aerei per portare scorte alimentari, torce e generi di conforto.
ll primo a raggiungere l’Allegra è stato un peschereccio francese che nella tarda sera di lunedì ha preso a rimorchio la nave per trascinarla verso l’isola di Mahè, la principale dell’arcipelago. I passeggeri sbarcheranno a Mahé domani mattina verso le 9 e non questa sera, come era previsto in un primo momento, a causa delle correnti oceaniche contrarie.
L’incubo sta quindi per concludersi e i passeggeri avranno una storia da raccontare, ancora più interessante dei normali reportage di viaggio. La Costa, invece, dovrà affrontare le conseguenze di due incidenti in poco tempo.
Un mese e mezzo fa infatti è naufragata la Costa Concordia, la più grande nave da crociera italiana. Si avvicinò troppo alle coste dell’isola del Giglio per il cosiddetto inchino ma andò ad impattare in uno scoglio, si arenò e cominciò a piegarsi su un fianco. Il capitano Schettino comunicò l’accaduto alla Capitaneria di Porto solo mezz’ora dopo l’impatto, confermando che la situazione era sotto controllo. L’ordine di abbandonare la nave fu dato più di un’ora dopo l’incidente. Questo ritardo è la causa principale dell’elevato numero di vittime, che sarebbero state molto di meno se si fosse agito con tempestività. Quella notte morirono 25 persone tra cui una bambina di soli 5 anni. Schettino si mise in salvo su una scialuppa.
Nei giorni che hanno seguito la tragedia è diventata famosa
A preoccupare, nelle settimane seguite al naufragio, è stata l’eventualità di un disastro ecologico, che si sarebbe verificato se non si fosse riusciti ad estrarre il petrolio dai serbatoi. L’operazione, tuttavia, è già stata avviata ed è prossima a concludersi positivamente. I serbatoi di prua sono già stati svuotati e si lavora su quelli di poppa. Mancano gli ultimi tre serbatoi più alcune cisterne nella sala macchine, particolarmente complicate da raggiungere ma contenenti piccole quantità di carburante.
Dopo il naufragio della Concordia, la Costa aveva dichiarato che le sue navi sarebbero state più sicure invece, a poco più di un mese di distanza, è avvenuto un altro incidente che getta pesanti ombre sulla compagnia, che dovrà sborsare migliaia di euro per risarcire i danni ai passeggeri.
Quello che si rischia adesso è un processo mediatico ai danni della Costa Crociere che non dovrebbe avvenire. Quanto accaduto al Giglio è un episodio grave ma sicuramente molto raro, e non giustifica affatto i paragoni con la tragedia epica del Titanic fatti da certa stampa. La mancanza di vittime e la perfetta organizzazione a bordo in seguito all’incidente delle Seychelles, invece, testimoniano la tempestività e l’efficienza del personale Costa, che ha garantito l’incolumità e la sicurezza dei suoi passeggeri seppur in una situazione di emergenza.
Costa Crociere alla deriva dopo gli incidenti, ma evitiamo processi mediatici
Creato il 29 febbraio 2012 da Delpiera @PieraVincentiPossono interessarti anche questi articoli :
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