Dalle ultime notizie parrebbe che la guerra civile voluta da Gbagbo, l' ex-presidente ivoriano, che non accetta la sconfitta elettorale, sia giunta quasi al termine.
Si parla di tragedia immane per la Costa d'Avorio solo contando il numero delle vittime.
Quelle dei giorni passati e quelle odierne.
Le cifre fornite dalla Croce Rossa e da Human Rights Watch sono discordanti ma elevatissime comunque.
Ottocento morti è il bilancio per la Croce Rossa, trecentotrenta per Human Rights Watch.
Come se non bastasse, in queste ore, sono stati schierati veri e propri "scudi"umani, civili inermi, a difesa delle postazioni degli uomini di Gbagbo.
Gbagbo, che pare abbia chiesto asilo al Benin, dal momento che la sua cacciata definitiva dal Paese ormai è solo una questione di ore.
I francesi della Brigata Licorno, già presenti e in armi, hanno ricevuto rinforzi nel numero di 400 uomini.
Insomma la spallata finale non dovrebbe tardare ma, per la gente comune, i civili, sempre a caro prezzo.
Comunque anche gli uomini di Ouattara non hanno le mani pulite.
Pare ,infatti, che ci siano state uccisioni a colpi di machete da parte dei Dozos, dei cacciatori schieratisi ultimamente dalla parte del presidente Ouattara.
In conclusione, una bruttissima storia, che un Paese come la Costa d'Avorio, un tempo ricco e florido, poi in seguito provato da decenni di guerra civile(motivazioni etniche e confessionali insieme), proprio non meritava.
Ma la Storia è anche questo e nel suo procedere non fa troppi distinguo.
Meno che mai di natura umanitaria.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)