Secondo quanto sostiene il direttore di Mutui OnLine Roberto Anedda, tuttavia, non è detto che l’incremento dei tassi BCE penalizzi soprattutto i mutui a tasso variabile. Intervistato dall’Asca, infatti, Anedda ha spiegato come a subire i rialzi più significativi dovrebbero essere invece i mutui a tasso di interesse fisso.
I tassi di interesse applicati nei mutui a tasso fisso fanno infatti riferimento all’IRS, un parametro che attualmente è in rotta verso il 4%, e che potrebbe accelerare il proprio ritmo di crescita proprio con l’approssimarsi della prossima decisione della Banca Centrale Europea.
Nel frattempo I tassi sui mutui immobiliari ipotecari applicati dagli istituti di credito italiani sono calati per quanto concerne i finanziamenti con scadenze “brevi”, e sono invece cresciuti per quanto riguarda i finanziamenti più gettonati, ovvero quelli con scadenze medio – lunghe.
A sostenerlo è una recente ricerca compiuta dal magazine Casa24, de IlSole24Ore, secondo cui il tasso di interesse sui mutui variabili a 10 anni è calato dal 2,20% della settimana precedente al 2,18% dell’ultima settimana oggetto di monitoraggio del quotidiano economico.
A crescere sono invece tutte le scadenze più estese. I mutui variabili a 15 anni sono aumentati da 2,07% a 2,08%. Identico incremento per i mutui a 25 e 30 anni, con tassi di interesse medi passati dai 2,20 punti percentuali a 2,21 punti percentuali.
Per quanto infine riguarda i mutui a tasso fisso, la scadenza a 10 anni porta i tassi al 4,27%, quelli a 15 anni i tassi al 4,58%, quelli a 20 anni i tassi al 4,65%, quelli a 25 anni i tassi al 4,69% e quelli a 30 anni al 4,59%.
L’incremento dei tassi di interesse di riferimento potrebbe presto mettere in crisi circa 30 mila famiglie. A sostenerlo è il Codacons, secondo cui l’apprezzamento dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea trascinerebbe in aumento, in maniera considerevole, le rate dei piani di ammortamento dei mutui italiani.(Piazza Grande)