Costumi

Creato il 02 agosto 2011 da Renzomazzetti

il fiore di Aldo.

Perche i communi costumi da i propri molto sono differenti, s’alcuno non havra apparato questo, egli da quelli sara ingannato. I communi costumi adunque sono questi, amare e honorare i Dei, perche niuna gente è senza Dei, come ne anche senza Re e Magistrato, ma non tutti honorano gli stessi Dei: nondimeno tutti ad un fine medesimo si rapportano, nodrire i figliuoli, essere dalle donne e dalla loro conversatione legati, vegghiare di giorno, dormire la notte, usare cibi, posarsi dopo la fatica, starsi nell’ombra, e non al scoperto. Questi adunque sono i communi costumi. Ma i propri anchora, costumi de genti chiamiamo. Appresso Thraci i nobili figliuoli battuti con verghe sono signati, appresso a geti, i servi, de quali questi habitano in Settentrione, quelli a mezo giorno. I mosini nella provincia di ponto publicamente usano con le donne come i cani, cosa di vituperio, e fuori d’honesta appo l’altre nationi. Tutti mangiano pesci, fuori che alcuni Siri, iquali honorano Astarte. Quelli di Egitto soli adorano e honorano ogni sorte di animali e ucelli, come imagini delli Dei. In Italia ho conosciuto un costume legittimo e antico, elli non amazzano gli avvoltoi, e che gli insidia sono tenuti impi. In Ionica gli Efesi di sua voglia combattono co tori, et in Athene cerca i spettacoli in Eleusina i gioveni Atheniesi ogni anno, e in Larissa citta di Thesaglia i piu nobili de gli habitanti, fanno il medesimo, laqual cosa nell’altre parti del mondo i dannati a morte sogliono fare. Et nella medesima forma anchora di tutti gli altri costumi debbesi fare distintione, s’alcuna cosa appresso alcuni solamente è osservata. Per cio che i costumi famigliari di cose buone sono segni, e gli estranei, di cattive, fuori che se l’avenimento, dalle presenti cose alcuna ne mutasse altramente. (meditazione su: De i costumi. Dell’interpretatione de’ sogni di Artemidoro).

C O R V I

Come a un cane

lisciano il tuo capo

che penzola dalla forca.

I corvi oscurano il cielo

nell’attesa di mangiare

le tue già putride carni.

Volando sulla terra

sbattono la testa nelle nubi

rimanendo agganciati lassù

e si stirano al caldo del sole.

Fuggiamo da questo incubo

che cerca se stesso

penetrando nel nostro io.

Morte: vivi ancora!

Vita: muori ancora!

Drappi neri volteggiano.

Preannunciano la notte

i raggi di un sole

che fugge dal cuore

deluso e sanguinante.

-Renzo Mazzetti-

Enrico Berlinguer parla ai giovani,1953.

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