Country Profiles: Costa Rica

Creato il 02 febbraio 2015 da Bloglobal @bloglobal_opi

Fra i tanti Paesi dell'intera America Centrale il Costa Rica ha evidenziato, insieme al Messico, un'esponenziale crescita nell'ultimo biennio. Conseguenza di una lunga corsa alla stabilità politico-economica, il Costa Rica rappresenta uno dei maggiori rappresentanti dell'intera Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC).

Grazie all'indipendenza raggiunta nel 1821, il processo di democratizzazione costaricano si è concluso con la Costituzione del 1848 che diede origine ad una Repubblica parlamentare e ad un regime politico tra i più stabili della regione latina. Gli alti livelli di democraticità delle sue istituzioni hanno fin oggi manifestato tutta la loro forte tradizione egualitaria fondata sul rispetto dei valori democratici.

Dopo la conclusione della guerra civile nel 1948, l'allora Presidente José Figueres Ferrer decise di abolire l'esercito nazionale, divenendo il primo Paese al mondo a rinunciare ad una propria forza di difesa militare. Eliminando di fatto vecchie ruggini con Messico e Stati Uniti d'America, con i quali il Costa Rica fu coinvolto in guerre espansionistiche durante il Diciannovesimo secolo, il Paese poté iniziare cammino di promozione del modello costaricano all'interno dei processi pacifici di cooperazione e integrazione regionali e internazionali.

Nel 1986, dopo aver dichiarato la propria neutralità militare, l'elezione di Óscar Arias Sánchez condurrà il Paese verso una serie di ancor più positivi e repentini cambiamenti politici. L'ex Presidente, infatti, insieme ai Capi di Stato di Nicaragua, Guatemala, El Salvador e Honduras, ratificò il celebre Acuerdo de Paz de Esquipulas volto alla promozione e alla stabilizzazione della democrazia all'interno di quei regimi del Centro America in cui l'avanzamento delle forze militari irregolari appariva inarrestabile.

Al primo accordo di pace, siglato il 7 agosto del 1987, che prendeva il nome dall'omonimia del distretto costaricano nel cantone di Palmares, di quello del comune guatemalteco del Dipartimento di Chiquimula e di quello nicaraguense del Dipartimento di Matagalpa, ne seguì successivamente un secondo memorandum che coinvolse non solo i Paesi sopra citati, facenti parte del Gruppo Contadora, ma anche quelli del Gruppo di Appoggio [1].

Il buon esito del processo di pacificazione promosso dal governo Sánchez, condusse quest'ultimo al conferimento del Premio Nobel per la Pace nello stesso anno della ratifica dell'accordo. In quegli anni furono in molti, tra filosofi, politologi ed esperti di politica internazionale, ad affermare che la teorizzazione de "La pace perpetua" dell'illuminista Immanuel Kant aveva trovato una sua applicazione empirica nelle radicali decisioni intraprese in quegli anni proprio dal Costa Rica [2].

Dal 1979 il Paese ospita la Corte Interamericana dei Diritti dell'Uomo mentre, dal 1988, l'Arias Foundation for Peace and Human Progress promuove l'inclusione femminile in tutti gli ambiti della partecipazione politica nei regimi democratici nonché la demilitarizzazione dei vari Stati dell'intero Centro e Sud America.

Nonostante la rinuncia all'esercito nazionale e i processi di pacificazione promossi, i problemi legati all'instabilità della regione non sono stati dissolti completamente, creando, inverosimilmente, assurdi e pericolosi scenari. Infatti, la dismissione delle forze armate costaricane e la consequenziale vendita dell'arsenale rifornirono militarmente gli stessi Paesi dell'area (Nicaragua e El Salvador) che avevano siglato la pace di Esquipulas II.

La neutralità militare, raggiunta anche per un'opportunità politica ed economica che non esentò anomalie, ha permesso ai vari governi del Costa Rica che si sono susseguiti fin dal 1948 l'indirizzamento delle risorse in altri settori, soprattutto in quello della sanità e dell'istruzione.

A distanza di decenni, gli sviluppi che si notano all'interno della società del Costa Rica evidenziano trend assai positivi. Il Paese detiene un alto livello di alfabetizzazione che ruota intorno al 95%, mentre la scelta di porre l'obbligo scolastico fino all'età di 18 anni ha favorito l'aumento costante di studenti universitari. In Costa Rica è operante dal 1980 l'Università per la Pace (UPEACE, University for Peace) promossa dall'Organizzazione delle Nazioni Unite che ospita annualmente più di un centinaio di studenti internazionali.

Anche il servizio sanitario pubblico è uno dei settori più all'avanguardia del Centro-Sud America. Lo dimostra l'Indice di Sviluppo Umano (ISU), pari allo 0,773, che pone il Paese al 62° posto nel ranking internazionale stilato annualmente dalle Nazioni Unite. Comparando tale dato con gli altri indici del Centro America, il Costa Rica ha un ISU assai simile a quello di Messico (61°), Cuba (59°) e Panama (60°) [3].

Osservando l'indice riguardante le disuguaglianze di genere, invece, il Costa Rica si colloca al 14° posto per livello di partecipazione femminile all'interno di un ranking composto da circa 150 Paesi dotati di regimi democratici. Tale importante dato ha avuto conferma nel febbraio 2010 con l'elezione della prima Presidente donna del Costa Rica, Laura Chinchilla Miranda. La politologa costaricana fu coordinatrice di due importanti progetti per il Paese: il primo in merito alla riforma del sistema giudiziario promosso dalle Nazioni Unite per lo Sviluppo, mentre il secondo riguardava la riforma della polizia voluta anche dal Banca Interamericano della Sviluppo. Durante il secondo governo di Sánchez, a distanza di circa vent'anni dal primo, Chincilla Miranda presidiava il Ministero di Grazia e Giustizia proprio in qualità di Segretario.

All'interno dello scenario internazionale è escluso che " il Costa Rica possa ricevere minacce dai suoi vicini, eccezion fatta per il Canale di Panama che, qualora il Paese fosse tanto folle da ripristinare il proprio esercito per attaccarlo, verrebbe difeso niente di meno che dagli Stati Uniti d'America " [4], con proprio San José gestisce circa il 53% dell'export nazionale.

Anche in ambito diplomatico l'attività del Costa Rica si è contraddistinta su scala internazionale per il riconoscimento di alcune importanti minoranze, come quella palestinese, del Sahara Occidentale e del Kosovo, e soprattutto per l'interruzione dei rapporti nel 2007 con Taiwan. L'Ambasciatore costaricano fu immediatamente spostato da Taipei nella Repubblica Popolare Cinese, precisamente all'Ambasciata di Pechino, con la quale oggi il Costa Rica detiene ottimi rapporti economici.

Il sistema parlamentare nazionale è contraddistinto da una condivisione delle strategie in ambito economico che i due maggiori partiti gestiscono pragmaticamente. Ciò ha condotto il Paese a diventare uno dei più impegnati ed attivi nei fora e nelle conferenze internazionali. Infatti, il Premier cinese Li Keqiang ha incontrato l'8 gennaio 2015 l'attuale Presidente del Costa Rica, Luís Guillermo Solis Rivera, durante la sua partecipazione ufficiale al primo incontro del China-CELAC Forum.

L'incontro ha visto protagonista non solo la comunità latinoamericana, ma soprattutto il Ministro del Commercio Internazionale del Costa Rica, Alexandra Mora, che ha raggiunto importanti obiettivi nella creazione di una "speciale zona economica" in cui il libero scambio con la Cina incrementerà il National Development Plan varato nel 2014 dall'attuale governo Solis.

* Francesco Trupia è Dottore in Politica e Relazioni Internazionali (Università di Catania)

[1] Nati entrambi nel 1983 il Gruppo Contadora era composto da Messico, Venezuela, Colombia, Panamá, mentre il Gruppo di Appoggio da Argentina, Brasile, Perú e Uruguay.

[2] " Nessuna conclusione di pace, che sia stata fatta con la riserva segreta della materia di una guerra futura, deve valere come tale [...] Gli eserciti permanenti devono col tempo del tutto cessare". Così descritto da I. Kant in Per la pace perpetua, 1975.

[3] Così riportato in Rapporto sullo Sviluppo Umano 2013. L'ascesa del Sud: il progresso umano in un mondo in evoluzione, United Nation Development Programme, pag. 17.

[4] J. Diamond, Il mondo fino a ieri. Cosa possiamo imparare delle società tradizionali, 2013, Rizzoli, cit., p. 154, 155.

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