Era un lunedì di un freddo fine aprile. Era ancora buio, il sole non era ancora sorto e io mi ritrovai in un posto a me sconosciuto. L’alba era arrivata ma il sole non si vedeva e una pioggia incessante mi bagnava inesorabilmente.Non so dove fossi, con chi fossi e cosa facessi li…..era un posto un po’ tetro, sembrava di essere in uno di quelle zone industriali americane abbandonate, tipo fabbriche anni ‘70 ormai in disuso, ma nonostante l'aspetto per nulla tranquillizzante, me ne sentivo affascinata.Ero li, in mezzo a tante persone, sotto la pioggia, vedevo tanti volti, ma nessuno a me conosciuto, vedevo muovere le labbra ma è come se non udissi suoni uscirne.Faceva freddo, pioveva a dirotto e io ero sempre lì….non so con chi o cosa facessi o cosa aspettassi ma ero li.Il tempo scorreva, un raggio di sole non passava da quella fitta coltre di nuvole, non un arcobaleno, non uno spiraglio di luce che ci coccolasse…..sono cielo grigio e pioggia, non mi avrebbe neanche stupito se avessi visto cadere anche qualche fiocco di neve, ora mi viene anche in mente quel film tristissimo “L'ultima neve di primavera”.Finalmente entrammo ma il paesaggio non migliorò di molto, dentro, il freddo continuava, la gente, ammassata, sembrava aspettare qualcosa……sembrava una scena di uno di quei vecchi film, quelli del dopoguerra, quando la gente si metteva in fila per un tozzo di pane e quella sembrava una fabbrica quasi diroccata dai bombardamenti: tetti alti bombati, mura con mattoni a vista.Mi trovai un posticino e mi sedetti, avevo qualcosa in mano…non so, credo un libro, aveva una copertina strana, come di un disegno fatto da un bambino….era rassicurante e cominciai a leggere.La folla non accennava a diminuire e, ogni tanto, sentivo pronunciare qualche numero….vedevo passare gente davanti a me con qualcosa in mano….. anche io avevo un numero….ricordo un 15 e un 313, non so a che servisse, mi sembra quasi di rivedere le immagini del bellissimo film di Benigni “La vita è bella”, mancava solo il “pigiama” a righe.Il tempo passava e forse la gente cominciava a diminuire. Voglio uscire fuori ma la pioggia non cenna a fermarsi e del sole neanche l’ombra!Ma dove sono?? Pechè sono lì?? E chi è tutta questa gente che mi sta intorno: gente strana, gente normale, giovani, anziani…..vedevo valige, borse, borsette….persino piantine….non capivo se fossimo ad una stazione ferroviaria o ad un set cinematografico: gente che andava e gente che veniva, gente in cappotto e gente in pantaloncini, gente con gli stivali e gente con i sandali, gente bella e gente brutta……li scrutavo tutti e cercavo nei nei loro visi, nei loro occhi, nelle loro rughe, nei loro vestiti, nei loro bagagli, di capire la loro storia.Non so se loro scrutassero anche me, ma io si e leggevo, leggevo di storie interessanti ma anche di storie banali, leggevo di giovani con molte speranze e di anziani con molta esperienza, leggevo di mamme sagge e di “maschi” alquanto saputelli e piacioni. Non so se scambiai qualche parola con qualcuno, sicuramente lo feci, ma non scopri nulla di più di quanto non avessi già letto nei loro panni.Dopo una attesa estenuante, ero ancora lì, infreddolita, inumidita da tutta l’acqua che avevo preso e affamata, si, ricordo che ero davvero affamata…. E dire che sentivo odor di cibo ma non avevo possibilità alcuna di mangiare, non so perché e come se il cibo mi attorniasse, mi passasse vicino, ma io non ne potevo accedere.Le ore passavano e ogni tanto cercavo di uscir fuori da quel posto, ma la pioggia era sempre lì, incessante, scalpitante, frizzante….sembrava esser fatta scendere apposta proprio per farci stare tutti li.Ma finalmente ecco una voce scandire un numero, si, era proprio il mio, presi il mio, non so di preciso cos’era, non ho la visione chiara, sembrava, quasi, come quel fagottino che Remì, personaggio della mia infanzia, portava dietro, in spalla, con un bastone, comunque ne uscìì da questo contenitore un altro, più piccolo, dalla borsa uscii anche un piatto….mi sentivo come un prestigiatore che dal suo cappello tira fuori fazzoletti e tanto altro….mancava solo il coniglio e, con una certa tranquillità, mi raccolsi i capelli e cominciai a lavorare su quello che avevo poggiato sul tavolo.Tutto, intorno a me, si faceva più chiaro, accanto a me altre persone erano lì, chi guardava e chi preparava qualcosa….non so cosa, non so se io vedevo me stessa o se vedevo loro.Davanti a me, a quel punto, c’era un piatto con sopra 3, non so come spiegare…forse tre piramidine, non so cosa fossero…..mi chiesero di accomodarmi ed entrai in un'altra stanza…..non ho un ricordo chiarissimo, ma sicuramente era più luminosa, non cupa come quella in cui avevo passato non so quanto tempo….1 ora, mezza giornata, un mese…davanti a me tre persone, due donne ed un uomo….non ricordo bene i loro volti, ma sicuramente erano volti rassicurante perchè mi tranquillizzai. Ero li, seduta, finalmente, su una sedia comoda, davanti ad un piatto, quello che avevo preparato prima e davanti a me questi volti e di nuovo mi affioravano queste domande: chi erano costoro, cosa volevano da me, perché mi scrutavano, perché facevano tutte quelle domande?? E più mi facevo tutte quelle domande e più mi sentivo interdetta. L’umo di fronte, con un' aria molto affascinante, non so se per il suo sguardo profondo o per la divisa che portava: una bella giacca bianca candida da chef, mi chiese del piatto che aveva di fronte; ecco che scoprìì cos’era, come era stato fatto, quali ingredienti, eccetera. Lui, con la forchetta assaggiò e disse che era il primo couscous della giornata, lo disse, mi sembrò, con aria compiacente: "bene, le è piaciuto??" Domandai io con un bel sorriso….Ad un tratto sentìì un rumore o un suono, non so bene, aprìì leggermente gli occhi: il sole entrava quasi invadente dalla fessura della finestra, mi girai e le vidi, vidi i volti a me, finalmente familiari, erano li, erano loro, con quei visi da angelo che solo mentre dormono sanno avere, ero nel mio letto …accennai ad un sorriso.Il sole splendeva e io ero lì, nel mio letto con le mie bimbe…non so se volessi riaddormentarmi e continuare quel sogno, non so se fossi stata contenta di essermi svegliata proprio nel momento più bello o se avessi voluto continuare….però, sicuramente, mi senti serena e felice: li c’era il mio sole, il mio calore, le mie gioie…la mia vita.Era un martedì di un caldo fine aprile.
Quel sogno, però, mi ha lasciato una gran voglia di…couscous ed ecco che, al pomeriggio, ho preso la mia bella semola che tenevo in frigo dall’ultimo couscous fest di San Vito e mi son messa a spignattare e dopo “incocciatine” varie, cottura nella mia bellissima couscussiera, ecco il mio piatto:Il Couscous….del sogno!! J
Qual'è la ricetta?? In base alla ricostruzione che ne ho fatto è il mio couscous alle verdure, con procedimento di cottura partendo dalla semola come con il couscous di pesce, con aggiunta di pesto al pistacchio e pomodorini confit......sarà stato pure un sogno, un bel sogno, ma questo era un piatto vero e ancora più buono del sogno!!! :-)