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Credito al consumo, la cessione del quinto dello stipendio e della pensione nasce con l’Unità d’Italia nel 1861

Da Mrinvest

Credito al consumo, la cessione del quinto dello stipendio e della pensione nasce con l’Unità d’Italia nel 1861Il credito al consumo prevede anche la cessione del quinto dello stipendio e della pensione. E’ un finanziamento personale non finalizzato, a tasso fisso e con rate costanti, che può essere ottenuto dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. La differenza rispetto al prestito personale è che il rimborso delle rate non viene effettuato dal richiedente, ma dal suo datore di lavoro o, nel caso dei pensionati, dall’istituto previdenziale, e che il relativo importo viene trattenuto direttamente dal netto in busta paga o dalla pensione. Si parla di cessione del quinto in quanto la rata non può eccedere la quinta parte dello stipendio o pensione netta mensile.
Possiamo affermare che si tratta di un finanziamento garantito ma, a differenza del mutuo, non prevede garanzie reali, come per esempio l’ipoteca. Le rate vengono trattenute
direttamente dalla busta paga o dalla pensione, per cui la garanzia è rappresentata dal reddito del richiedente. Un’altra garanzia è nel trattamento di fine rapporto (Tfr) maturato dal dipendente

o nella pensione spettante al pensionato. E’ prevista inoltre la sottoscrizione obbligatoria di un’assicurazione rischio vita e/o rischio impiego. Il costo delle polizze viene trattenuto dall’importo erogato. Per tali garanzie, possono accedere alla cessione del quinto anche i protestati o coloro che risultano cattivi pagatori presso la centrale dei rischi.
Il prestito tramite cessione del quinto dello stipendio nasce addirittura con l’Unità d’Italia (1861) per volontà del Re Vittorio Emanuele II per concedere dei privilegi ai dipendenti dello Stato. L’attuale regolamentazione del finanziamento è stata introdotta per i dipendenti pubblici con apposita normativa del 1950. In seguito, con la Legge Finanziaria del 2005, l’accesso è stato esteso a tutti i lavoratori dipendenti di aziende pubbliche, statali e private. Tra i principali vantaggi di questa normativa, c’è l’obbligo, per il datore di lavoro, di accogliere la richiesta del dipendente.
Le stesse leggi hanno inoltre esteso la possibilità di ricorrere alla cessione del quinto anche ai pensionati. Possono accedere al prestito coloro che possiedono una pensione di anzianità, di vecchiaia o di reversibilità. Sono incluse le pensioni d invalidità categoria IO. Sono escluse le pensioni di inabilità e di invalidità civile e la pensione sociale. Possono quindi accedere i pensionati di tutti gli enti previdenziali ad eccezione dell’Inail (pensioni percepite per infortuni sul lavoro) e dell’Enasarco (Ente previdenziale degli agenti di commercio).
In tutti i casi le rate non possono intaccare il trattamento minimo (530 euro). Quindi, per esempio, nel caso di una pensione mensile di 600 euro non sarà cedibile l’intero quinto (120 euro), in quanto la pensione rimanente ammonterebbe a 480 euro (sotto i 530 euro). La quota cedibile sarà solo di 70 euro (la differenza tra 600 e 530 euro).
La durata del finanziamento è stabilita da ogni singolo istituto finanziario che stabilisce la durata massima in mesi in base alla tipologia di dipendente o pensionato (pubblico, statale, privato) ed agli anni di anzianità. Anche in caso di pensionati non c’è limite di età o di durata. Né l’Inps né l’Inpdap, né altri enti previdenziali prevedono infatti età massime. Anche in questo caso, i limiti sono a discrezione delle compagnie assicurative. Al momento, per esempio, il limite massimo è di 90 anni di età. Per cui, visto che per legge la durata minima della cessione è di due anni, non viene concessa la cessione del quinto a pensionati oltre gli 88 anni di età, anche perchè i costi assicurativi, in età così avanzate sono molto elevati.


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