Creed di Ryan Coogler (2015)

Creato il 18 gennaio 2016 da Ifilms
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Scritto da Alessio Spinelli
Categoria principale: Le nostre recensioni
Categoria: Recensioni film in sala
Pubblicato: 18 Gennaio 2016
Ryan Coogler   Sylvester Stallone  

Giunti ormai al settimo round della saga sul pugile più amato del grande schermo la domanda sorge spontanea: ancora un altro film? Dopo la pochezza del quinto (1990) e del sesto episodio (2006), non si avvertiva certo la necessità di una nuova pellicola, anche se la mancanza di una degno epilogo lasciava un po’ di amaro in bocca. Creed tenta di accollarsene l’onere (o l’onore?) provando a chiudere il ciclo iniziato nel 1976 dal capostipite Rocky.

Ciò che balza immediatamente all’occhio è come non sia l’ormai imbolsito “Stallone italiano” ad indossare i guantoni bensì il giovane Adonis Creed (Michael B. Jordan), figlio del compianto Apollo a cui Rocky fa da allenatore e mentore: un passaggio di testimone che potrebbe apparire forzato ma che in realtà regge grazie alle efficaci interpretazioni dei due protagonisti. Soprattutto Sylvester Stallone, ora che è sceso dal ring, appare più convincente, regalando un’intensa performance intrisa di nostalgia e aggiudicandosi un Golden Globe e una nomination agli Oscar.

Nonostante il ritmo rimanga alto per tutti i 133 minuti, solamente (e inevitabilmente) indebolito da qualche stucchevole sequenza che patisce un’eccessiva dose di retorica, Creed non riesce ad avvalersi di un allestimento particolarmente frizzante: i combattimenti sono girati con mestiere grazie a notevoli virtuosismi di macchina (bellissimo il secondo incontro ripreso tutto in un unico piano sequenza) mentre interessante è l’utilizzo di alcune soluzioni grafiche atte a descrivere i pugili. Tuttavia non è abbastanza per esentare il regista Ryan Coogler dall’accusa di non aver osato troppo, in grado di offrire niente più che un compitino ben fatto, senza rischiare di macchiarsi di lesa maestà nei confronti dell’antesignano modello di riferimento. Numerosi gli ammiccamenti ai fan della serie, a differenza di una colonna sonora che prende le distanze dal passato ritagliandosi una propria indipendenza, abile nel divincolarsi dall’abuso dei temi classici. Purtroppo il doppiaggio italiano si mostra inadeguato, compiendo scelte non sempre azzeccate che spesso avvallano la vena di umorismo che caratterizza il film.

Epigone più di Rocky che di suo padre, Adonis calca le orme dello “Stallone italiano” anche nell’esito del suo primo match per il titolo, andando a chiudere un circolo che in realtà sarebbe meglio definire chiasmo, in una sorta di catarsi che rimanda alla conclusione del primo capitolo. Nella speranza di non essere testimoni futuri di eccessi di cupidigia e di aver assistito ad una conclusione che abbia il sentore di addio e non di arrivederci. 

Voto: 2,5/4


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