E' un messaggio tutto sommato tranquillizzante quello che è uscito dal convegno per le famiglie organizzato sabato scorso da Sfera editore e Rcs a Milano presso il palazzo delle Stelline.
I rischi esistono, eccome, e li ha ben evidenziati Marco Cervellini della Polizia postale: pedofili in agguato, ragazzine che si fanno filmare dai compagni di scuola mentre consumano rapporti sessuali, tanto per citare due esempi che da soli bastano ad agitare le notti dei già apprensivi genitori.
Ma poi arrivano anche i consigli: per esempio adottare filtri per limitare la navigazione in Internet, creando preferibilmente una "white list", una lista di siti sicuri, invece di una "black list" di siti da evitare come la peste. E poi attenzione al cellulare, soprattutto se di ultima generazione: perché è assurdo vietare l'uso del computer e poi dotare il pargolo di uno strumento cento volte più pericoloso perché la sua mobilità lo rende compagno inseparabile dei bambini 24 ore su 24 e lontano dallo sguardo vigile di mamma e papà.
Occorre distinguere, però. Un conto sono i bambini in età prescolare e fino a 8-10 anni, un altro sono i preadolescenti e ancor più gli adolescenti.
"Con i primi occorre il controllo dei genitori - ha raccomandato lo psicologo Michele Facci - E' l'adulto che deve gestire i mezzi tecnologici e non viceversa, perché deve passare il messaggio che è lui che ha il comando. All'adolescente invece occorre dare autonomia, ma accompagnata da regole certe".
La cronaca ci ricorda periodicamente quanto i giovanissimi utilizzino le tecnologie in modo improprio.
"Bisogna spiegare loro quali sono le conseguenze di quello che fanno in Rete, perché non se ne rendono conto - sostiene Facci - Non conoscono la differenza tra analogico e digitale, siamo noi che dobbiamo aiutarli a capire".
Come? Molto efficaci sono i video che illustrano i pericoli della Rete e che si possono trovare anche su You Tube.
Per i più piccini invece l'oggetto del desiderio si chiama tablet. Il touch screen è qualcosa di immediato, che li cattura ed è alla loro portata molto più del mouse di un computer.
"Proibirne l'uso è anacronistico - ha affermato Francesca Puggelli, docente di Psicologia Sociale presso l'Università Cattolica - L'importante è che l'adulto sia presente e scelga le app migliori, oggi la disponibilità è davvero amplissima anche se gran parte della produzione è di provenienza Usa e quindi in lingua inglese. Importante è anche rispettare i tempi del bambino, l'adulto non deve sovrapporsi o addirittura sostituirsi a lui perché ha fretta. E se la paura è quella che i bambini perdano il significato dell'attesa, basta mettere in atto comportamenti finalizzati, per esempio dilazionando gli acquisti invece di comprare sempre tutto e subito".
Sul mercato esiste anche un tablet dedicato ai bimbi affetti da dislessia. Si chiama Edi Touch e l'ha inventato un papà che ha un figlio a cui è stato diagnosticato questo disturbo dell'apprendimento.
Un disturbo che oggi sembra molto diffuso.
"Ma - si è chiesto il professor Paolo Ferri dell'Università Bicocca - sarà proprio vero che la dislessia è in aumento? Non sarà invece che i bambini, abituati fin dalla nascita a utilizzare in famiglia strumenti tecnologici, quando arrivano a scuola e devono usare la penna per scrivere si trovano disorientati?".
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