MAYA: La concorrenza è per il popolo un sistema di sterminio, lo disse anche Louis Blanc.
La filosofia ha operato sforzi incredibili, prima di riuscire a far capire agli uomini una verità evidente e le cui prove si ripresentavano continuamente ai loro occhi, dalla culla, da cui giungono grida confuse e indistinte, fino alla tomba che divora la sua preda e la inghiotte in un silenzio eterno: tutti sono uguali per origine e per diritto di natura; tutti discendono dal medesimo principio; tutti devono tendere a un fine comune. Mi sembra che quest’immensa scoperta avrebbe dovuto avere come conseguenza immediata la soluzione definitiva della questione sociale. Non è stato per nulla così: essa è diventata sempre più problematica, man mano che la scienza che la costituisce si è volgarizzata. Da che cosa deriva questo? Dal fatto che gli sfruttatori del genere umano, non potendo aver la sicurezza che la sua ignoranza ispirava ai suoi padroni e, tuttavia, desiderosi di conservare a tutti i costi gli infami privilegi di coloro ch’essi avevano soppiantato, privilegi ora definiti diritti acquisiti, hanno eretto a sistema la menzogna, la mala fede, l’inganno, l’intimidazione e la violenza; e, con questo metodo vergognoso, sono riusciti ad arrogarsi indefinitamente le stesse prerogative, con l’aiuto di qualche cambiamento di forma e di denominazione. Armati di queste terribili accuse contro il sistema d’ineguaglianza sociale, ed essendo poi in grado di provare che quest’ultima è la fonte impura da cui sgorgano tutte le miserie, tutti i vizi, tutti i crimini che trasformano il corso della vita, che ognuno deve percorrere, in un’arena perennemente lordata dalle lacrime e dal sangue, proclamiamo qui la necessità di abolirla al più presto. Abolire l’ineguaglianza! Ma qual potere magico hanno queste poche parole! Mai una bestemmia ha avuto un effetto così subitaneo sulle menti accecate dal fanatismo. Le ho appena pronunciate, e già vedo innumerevoli orde scagliarsi contro di noi, con la rabbia nel cuore e il pugnale in mano. Ciechi! Non vedete dunque che noi vogliamo strapparvi dal petto il cancro impuro che vi rode? Non vedete che non abbiamo nulla in comune con i riformatori che sconvolgono l’uno dopo l’altro gli imperi? Non vedete dunque che veniamo per annunciare all’umanità la realizzazione delle promesse, che essi fecero così sovente e sempre invano, perché erano gli organi e gli strumenti d’una casta o d’una cricca, di cui bisognava prima di tutto soddisfare l’orgoglio e l’avidità; mentre noi stiamo per dare l’ultimo colpo a tutte le caste che tentano in ogni modo di far ricadere il genere umano nell’avvilimento, avendo ancora la folle speranza di riconquistare il loro antico dominio; noi dichiariamo qui una guerra mortale a tutte le cricche che sono loro succedute, e il cui giogo è ancora più ignobile di quello dei loro predecessori, perché, non potendo negare i principi, nel cui nome sono giunti al potere, cercano soltanto di farli dimenticare mediante false interpretazioni, sì che non rimanga altro potere se non quello dell’oro posseduto, né altra morale se non quella d’ottenere tutto attraverso l’oro. (Meditazione su Come le cricche son giunte al potere di Jean-Jacques Pillot).
[ LE FORME DELLA PROPRIETA' ]
Sono imprenditore, prendo la prima parte:
Sono lavoratore, prendo la seconda:
Sono capitalista, prendo la terza:
Sono il padrone, prendo tutto.
-Fedro-
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