CRIPPLE BASTARDS, Nero In Metastasi

Creato il 07 febbraio 2014 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Il 2014 si è aperto con l’uscita di uno dei dischi più attesi degli ultimi 5-6 anni: il nuovo dei Cripple Bastards, previsto per la fine del 2013, ma rimandato fino ad oggi. Durante tutto questo tempo, comunque, non sono state pubblicate poche cose a loro nome: l’album di cover Frammenti Di Vita (degno erede dell’omonimo ep), lo split 6” con i Looking For An Answer e il 7” Senza Impronte, ma la pietra di paragone rimane sempre il precedente full length, Variante Alla Morte. Quest’ultimo non è stato solo un lavoro molto diverso nello stile rispetto a quanto fatto prima dalla band, ma secondo me anche il migliore: aveva un sound più moderno, ma era anche parecchio corposo, esito di un songwriting ricco ma molto più intimo e negativo, dal carattere più metal ma profondamente oscuro, con dentro alcuni pezzi memorabili. Quasi tutti, al momento dell’uscita, si erano trovati spiazzati dai cambiamenti, ma poi chiunque, magari dopo innumerevoli ascolti, lo ha capito e amato. Insomma, il grande interrogativo era “ce la faranno i Cripple Bastards a fare un disco bello quanto Variante Alla Morte?”. È incredibile ma vero, a questo giro sono quasi riusciti a superarsi, un’altra volta ci hanno stupito. Andiamo con ordine, però.

Nero In Metastasi continua il discorso iniziato col precedente album: produzione impeccabile (la migliore finora), songwriting articolato ma prestazione eccellente dell’intero gruppo, che per la prima volta presenta un quinto elemento: Wild Vitto, ottimo chitarrista solista e membro-fantasma su Variante. Tra tutti spicca il drummer Al Mazzotti, che qui va veloce come un ossesso, regalandoci i migliori blastbeat della storia della band. Giulio The Bastard è – nuovamente – in ottima forma, su tutti i fronti (screaming, growl e cantato hc). I testi vertono quasi sempre sul cancro, su di una vita segnata che si spegne lentamente. Ci sono, come ovvio, delle eccezioni: da “Occhi Trapiantati”, una riflessione sulla prostituzione, a “Promo Parassita”, una feroce critica al mondo dei promoters, dal ritratto di una scena morente su “Senza Impronte” al disprezzo per le reunion su “Agonia Di Un Rientro Forzato” (versione in italiano di “Agony Of A Reformed Band”). Rimane però perenne il tema del tumore inesorabile, che si lega anche a un marcato cinismo nei confronti della sterile quotidianità che caratterizza l’esistenza della maggior parte delle persone su questo pianeta.

Il grindcore di Nero in Metastasi è, come su Senza Impronte, imbevuto ancora di dissonanze e rimandi al thrash metal, in molti casi soprattutto agli Slayer, come si evince da “Malato Terminale”, “Lapide Rimossa” e “Sconfitto Di Ritorno”. L’accordatura è più rialzata, il che rende l’insieme più dinamico e in perfetta linea con l’overdose di blastbeat, presenti su quasi tutti i brani. Ci sono tutte le canzoni di Senza Impronte (tranne “Mondo Plastico”), che però qui rendono otto volte più di prima (sono suonate tutte in maniera più veloce), e ci sono ben venti pezzi noisecore: dieci su “Passi Falsi”, nove su “Marcatori Positivi” e l’ultimo nella conclusiva “Morti Asintomatiche”. Tra questi due brani, però, c’è la vera novità: “Splendore e Tenebra”, una canzone di ben nove minuti (avete letto bene), senz’ombra di dubbio il pezzo più lungo, cupo, malato e annichilente mai scritto dal gruppo prima d’ora. Nero In Metastasi è di certo l’album più maturo dei Cripple Bastards: grind con tantissime sfumature, con riff intricati ma che riassume perfettamente tutte le particolarità del loro sound. È uno dei pochi dischi che sanno essere violentissimi ma anche neri come la pece, riportandoci a una negatività esistenziale che neanche le precedenti uscite del gruppo ci avevano saputo regalare, più tipica di colossi dello sludge come Noothgrush e soprattutto Corrupted.

Non aspettatevi un disco immediato: ci vogliono, come nel caso del predecessore, almeno una buona decina di ascolti per capirlo bene. Dopo, però, capirete che può soddisfare tutti i veri fan della band: dal noisecorer al metallaro, dal thrasher fino a chi ama solo la modernità di Variante Alla Morte. I Cripple Bastards (grazie anche all’eccellente lavoro degli Studio Fredman e dei Toxic Basement Studios per le voci) sono di nuovo riusciti a incidere un disco eccezionale, malvagio, spietato e maledettamente sincero. È un vero piacere che finalmente siano finiti su Relapse, un traguardo che sono riusciti a raggiungere dopo ventisei lunghi anni di onorata carriera. Sono e rimangono gli unici veri leader del grindcore made in Italy.

(ah, disco dell’anno!)

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