Il fiore d’oro – questa è la traduzione letterale dal greco del nome del crisantemo – appartiene alla famiglia delle Composite (una delle più numerose in ambito botanico, dopo le Orchidacee): l’origine della pianta è totalmente asiatica, visto che i primi esemplari furono rinvenuti in territorio cinese e giapponese, in particolare nella nazione nipponica il crisantemo è estremamente popolare. La principale caratteristica che balza immediatamente agli occhi della pianta è, senza dubbio, la sua struttura cespugliosa, con una infiorescenza (il cosiddetto “capolino”) che è isolata all’apice dello stelo nel caso in cui ci troviamo di fronte a dei fiori standard. Si è parlato di infiorescenza e, in questo senso, occorre anche precisare che essa è costituita da fiori ermafroditi per quel che concerne il disco e da fiori femminili di tipo periferico che invece vanno a comporre il raggio del capolino.
La coltura tradizionale è quella per fiore reciso, con una fioritura che ha luogo nel periodo di fine ottobre-novembre, solitamente in coincidenza con la commemorazione dei defunti, una particolarità che porta spesso associare questa pianta con la ricorrenza. Esiste comunque anche la possibilità di una cultura programmata in serra, facendo un adeguato ricorso all’illuminazione o all’oscuramento. Il crisantemo, inoltre, è una specie brevidiurna, il che vuol dire che per la sua completa fioritura occorre che la lunghezza del giorno sia inferiore a quattordici ore di luce; se ciò non dovesse accadere, allora anche la fioritura non avrà luogo e la crescita sarà esclusivamente vegetativa.
Come bisogna comportarsi proprio in relazione alla stessa fioritura? La fine del mese di ottobre è il mese più indicato per quel che concerne la normale fioritura, ma se si vuole ottenere un ritardo in questo senso, quindi un ampliamento anche ai mesi di dicembre, gennaio, febbraio, marzo e aprile, si dovrà ricorrere all’impiego della luce artificiale (il metodo più utilizzato è quello delle lampade incandescenti, le più intense per tale scopo). Non bisogna nemmeno dimenticare che il numero di ore di luce aumenta a mano a mano che il giorno si accorcia nella sua durata: in questo modo, sarà di due ore in settembre ogni notte per quattro settimane e di cinque ore per notte in dicembre-gennaio. La luce artificiale deve essere somministrata alle
piante tra mezzanotte e le due del mattino, il modo più ideale per interrompere il periodo di buio, il quale non deve essere più lungo di sette ore. La luce intermittente, invece, è la soluzione ideale per un risparmio dei costi.
C’è un metodo preciso per avere una fioritura anticipata a maggio, giugno, luglio, agosto e settembre? La risposta è affermativa: in tal caso, è sufficiente oscurare le piante con dei teli di polietilene nero dalle 19 fino alle 8 del mattino successivo; l’oscuramento inizia un mese dopo che si sono piantate le barbatelle per ottenere uno stelo più lungo. I teli neri devono essere mantenuti sul posto fin tanto che l’infiorescenza inizia a mostrare il proprio colore. Il polietilene nero provoca un aumento dell’umidità e un conseguente attacco di parassiti. Il crisantemo può essere coltivato anche per produrre piante fiorite in vaso. Si tratta di una coltura che si è molto ampliata negli ultimi anni, a causa del cambiamento dei gusti del consumatore, una sorta di emancipazione della pianta dalla triste nomea di “fiore dei defunti”. La specie è molto richiesta lungo tutto il corso dell’anno e questo è possibile grazie alla grande varietà di forme (tra le più note possiamo citare spider e a pompon): i vasi fioriti possono essere ottenuti in epoca normale, quindi a novembre o nei vari periodi dell’anno, ma in questa seconda ipotesi occorre effettuare almeno tre colture all’anno. La coltura programmata è piuttosto semplice: è infatti sufficiente suddividere la serra in due parti, una piccola in cui si effettua il trattamento a giorno lungo (le piante vi rimangono per circa quattro settimane) e un’altra in cui ci sono i teli neri per l’oscuramento.
Tra le principali specie del crisantemo possiamo ricordare sicuramente i numerosi ibridi del Crisantemo Indico, la cosiddetta “margherita nerastra”, pianta perenne spontanea, la matricale, coi suoi tipici fiori doppi dai colori intensi e vivaci e il più cespuglioso Coto Grande.
Le malattie principali del crisantemo derivano soprattutto dai funghi (ruggine e ruggine bianca), ma anche da virus come aspermia, mosaico, maculatura nervale,
rachitismo e bronzatura. Numerosi insetti, inoltre, possono danneggiare il crisantemo, alcuni suggendone la linfa con una conseguente debilitazione della pianta (afide verde, afide nero della fava, afide bruno del crisantemo e altri emitteri). Gravi danni ai fiori sono provocati anche dalla forbicina, uno dei principali dermatteri.
La popolarità asiatica del crisantemo non deriva solo dalla sua diffusione e varietà di colori, ma anche dal fatto che le ligule della pianta, opportunamente fritte, sono considerate una vera delizia culinaria. Proprio in Giappone il crisantemo viene considerato il fiore nazionale, tanto da celebrarne ogni anno la bellezza e da meritarsi l’appellativo di “fiore della vita e della felicità”.