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Crisi del lavoro: solo un sintomo di un ben più ampio male nascosto

Creato il 16 febbraio 2012 da Propostalavoro @propostalavoro

Nell’ambito di una mentalità dominante fautrice della cultura dell’immagine e dell’apparire abbondano gli involucri ammiccanti, ma anche le relative scatole vuote in essi contenute; l’uomo risulta la più penosa di esse. L’uomo dei nostri tempi, spesso presuntuoso ed arrogante, immaturo e incapace ignora la “logica”dei fenomeni o addirittura la nega. Povero Socrate! Se un sistema sociale va in crisi: crisi economica, crisi del lavoro, crisi morale, crisi di costume o crisi dei valori portanti, la logica deduttiva ci obbliga a pensare che ciò è dovuto a cause remote all’interno del sistema stesso. Qualunque sistema in essere risulta possibile grazie alla reciprocità e la comunità  di intenti dei sottosistemi che lo compongono. Un sistema sociale che si rispetti non può prescindere dal suo nucleo di base qual è la famiglia. Nella famiglia, quale cellula naturale di convivenza organizzata basata sull’amore gratuito e finalizzata alla cura, alla protezione, lo sviluppo e l’emancipazione di ogni suo componente e dello stesso nucleo, sono tracciate le linee di base della’ambiente sociale che la comprende. Ne consegue che in una società sana gli organi di governo nelle loro diverse azioni e diversi ministeri, non dovrebbero mai prescindere da essa, ma, anzi, finalizzare ogni progetto, ogni disegno ed ogni azione  alla salvaguardia delle proprie cellule costituenti. E invece no! Una cultura schizoide e dissacrante si è accanita proprio contro la famiglia: basta con vincoli a vita! basta coppie legittime! basta figli legittimi! Basta con tutte le onorificenze al Padre e alla Madre! basta con i ruoli coerenti; basta con il pudore, con i doveri! basta con l’etica e la morale! al punto che non c’è rimasto quasi niente, nemmeno i suoi stessi componenti e quell’agenzia naturale preposta alla perpetuazione, educazione e formazione dei giovani ed alla trasmissione della cultura è ridotta a brandelli, le statistiche registrano in famiglia un omicidio ogni tre giorni. La famiglia è malata: le comunicazioni al suo interno sono bloccate o malate, sono bloccate le attività, i ruoli autorevoli sono quasi tutti scoperti, l’economia emotiva è disastrosa, le finanze sono all’osso, i componenti sono privi di identità. Ma, a pensarci bene, è esattamente la condizione in cui versa l’intera società: basta con il diritto al lavoro e il posto sicuro, basta con lo spirito di appartenenza , basta con le radici geografiche, basta con il rispetto delle autorità, basta con la coerenza dei ruoli, basta con la coscienza civica e sociale, basta con gli obiettivi comuni! Tutto sembrerebbe dire: ognuno arranchi come può in mezzo al branco disorientato; i giovani? Prima scacciati via dalla famiglia, poi scacciati via dal proprio paese; il lavoro? Un sistema in crisi consuma se stesso, non può produrre lavoro, deve prima guarire, ma per ora ancora non sa neppure di essere malato.

Dr.ssa Elisabetta Vellone


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