E' ciò che stanno facendo in questo momento quelli che, con involontaria ironia, chiamiamo di solito "i potenti della Terra".
Tra le certezze che questa crisi sta scuotendo c'è quella secondo cui l'integrazione europea sia irreversibile. Scopriamo invece che si tratta di un processo ad alto rischio. Si potrà discutere a lungo se con la moneta unica abbiamo fatto il passo più lungo della gamba, ma resta che se l'Unione monetaria si distinguesse verrebbe compromesso l'intero progetto europeista. Un'altra certezza era che la democrazia fosse, in Europa, una conquista ormai acquisita.
Ma quali sarebbero i contraccolpi politici di una crisi che risultasse fuori controllo? La storia degli anni Trenta del secolo scorso ci ha forse reso più saggi?
No: è dimostrabile che nessuno impara mai nulla dalla storia passata. Se guardiamo al di là della congiuntura dobbiamo chiederci quale di due ipotesi sia la più realistica.
Per la prima ipotesi, quella che stiamo vivendo è una dolorosa transizione verso un assetto che sarà in futuro sempre meno occidentale, una sorta di passaggio del testimone, ancor più rapido di quello che un tempo si immaginava, dal mondo occidentale a quello extraoccidentale (asiatico in primo luogo), con la conseguenza di una pressochè inevitabile decadenza, economica e politica, dell'Europa.
Oppure (seconda ipotesi), quella che stiamo vivendo è solo una fase, per quanto dolorosa, di assestamento e di passaggio, un episodio, sia pure acuto, di quella "distruzione creatrice" nella quale sta l'essenza del capitalismo moderno. Se ciò fosse vero si potrebbe ipotizzare che dopo qualche aggiustamento, dopo esserci sbarazzati di comportamenti non più sostenibili, il nostro mondo sarebbe in grado di riacquistare la vitalità perduta.
Nonostante che la bussola e altri mezzi di orientamento siano in avaria a causa della crisi, dovremo fare il possibile e l'impossibile perchè risulti vera la seconda ipotesi.